Benessere

Il cuore della donna è più forte, questione di geni

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Con gli anni, complice l’invecchiamento, negli uomini si verifica un fenomeno ancora inspiegabile, una deplezione nel corredo cromosomico, alcune popolazioni di cellule tendono a perdere il cromosoma Y. Questo comportamento è rilevabile nel nucleo cellulare, nel 40% degli individui di sesso maschile al di sopra dei 70 anni. Stando ad alcune recenti ricerche sembra che questa particolare condizione possa avere un legame diretto con la probabilità, da parte di questi soggetti, di sviluppare problemi a livello cardiovascolare.

 

Lo studio

Nel 2022, Kenneth Walsh, docente presso la University of Virginia School of Medicine negli Stati Uniti, aveva già pubblicato un primissimo studio preliminare in materia e in una più recente analisi di follow-up, Walsh e il suo team hanno approfondito ulteriormente la questione, evidenziando come la perdita del cromosoma Y scatenasse specifici cambiamenti nelle cellule immunitarie cardiache, rendendole più inclini a causare cicatrizzazione e insufficienza cardiaca.

 

Walsh, che presso l’UVA è il direttore del Centro di Biologia Ematovascolare, ha inoltre precisato che gli effetti dannosi della perdita del cromosoma Y nei maschi adulti sarebbero da riferirsi “a un singolo gene presente sul cromosoma stesso”.

 

Insufficienza cardiaca

Secondo UVA Health (il centro medico dell’University of Virginia) a lungo si è pensato che i geni presenti sul cromosoma Y, peculiarità del genere maschile (le donne presentano infatti due cromosomi X) “non vantassero in realtà un ruolo così rilevante per la salute”, ma questi ultimi risultati cambiano la prospettiva. Si tratta di un traguardo importante, poiché permette di spiegare in modo più semplice, la correlazione che c’è tra il maggior rischio di sviluppo di insufficienza cardiaca negli uomini piuttosto che nelle donne.

 

Il lavoro degli studiosi dell’UVA, in aggiunta, si presenta come un prezioso strumento per la prevenzione e la cura dei pazienti a rischio. Per i ricercatori, infatti, “L’identificazione di un determinato gene sul cromosoma Y può fornire informazioni su un nuovo bersaglio terapeutico trattabile per curare le malattie fibrotiche”. Si tratta di risultati importanti, anche considerando il fatto che, come specifica l’ISS, “chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico”: basti pensare che in Italia il tasso di cittadini affetti da disabilità cardiovascolare è del 4,4 per mille (secondo dati Istat); inoltre, “il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (equivalente all’1,34% del prodotto interno lordo) è destinato ai farmaci per il sistema cardiovascolare”.

 

Fattori di rischio

La perdita del cromosoma Y si verifica in realtà solo in una piccola percentuale delle cellule degli uomini colpiti: questo aspetto genera quello che in termine tecnico viene chiamato mosaico, dove cellule geneticamente diverse si presentano all’interno di un singolo individuo. Le ricerche sul perché si verifichi questa perdita parziale del cromosoma Y sono tuttora in corso, ma quello che emerge è che essa interessi principalmente gli uomini anziani e gli uomini fumatori rispetto a coloro che non lo fanno. Rispetto a questo ultimo punto, come ricordano anche gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità: “Il rischio di malattie cardiovascolari e cerebrovascolari è più elevato tra i fumatori rispetto a coloro che non fumano o che hanno smesso di fumare”.

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