Le sostanze inquinanti presenti nell’aria rappresentano un fattore di rischio per la gravidanza. Uno studio apparso sulla rivista JAMA Network Open rivela che il particolato fine (PM2,5 e PM10) e il biossido di azoto (NO2) possono influire sullo sviluppo del feto nel pancione della mamma, portando alla nascita di bambini sottopeso.
Da tempo la scienza sta portando alla luce prove sempre più importanti sulla pericolosità dell’inquinamento atmosferico per le donne incinte. La nuova ricerca, che è parte di una più ampia indagine chiamata Maternal and Developmental Risks from Environmental and Social Stressors (MADRES), ha preso in esami le cartelle cliniche relative alle donne in stato di gravidanza provenienti dalle comunità a basso reddito di Los Angeles, dove la diffusione nell’aria di gas nocivi e polveri sottili sembra purtroppo una costante irrisolvibile.
“Nella popolazione ispanica a basso reddito che compone la coorte di MADRES abbiamo osservato robusti legami tra la diminuzione del peso alla nascita e l’esposizione a NO2, PM2,5 e PM10 nel periodo compreso tra l’inizio della gravidanza e metà gravidanza”, si legge nel documento. Gli autori sottolineano che le associazioni erano più marcate in corrispondenza di valori di inquinamento più elevati, combinati inoltre con una significativa percezione di stress a livello individuale.
In linea con quanto raccolto da un altro recente studio, che ha individuato particelle di particolato fine all’interno del sistema circolatorio fetale nel suo primo trimestre, i ricercatori hanno riscontrato un impatto negativo dell’inquinamento fin dal principio della gravidanza. L’osservazione non deve stupire più di tanto, in quanto, spiegano i ricercatori, “il periodo che va dall’inizio a metà gravidanza è il momento critico dell’organogenesi e dei processi funzionali che pongono le basi per la crescita fetale, tra cui l’inizio dell’ematopoiesi, la formazione del tessuto adiposo bruno e la secrezione degli ormoni tiroidei”.
Per quanto la correlazione non consenta di affermare con sicurezza l’esistenza di un rapporto di causa effetto tra aria malsana e basso peso del nascituro, i risultati dell’analisi destano più di qualche sospetto, tanto da meritare ulteriori approfondimenti. “L’esposizione all’inquinamento atmosferico durante le prime fasi della gravidanza potrebbe influenzare lo sviluppo fetale e placentare e, in ultima analisi, portare a un peso inferiore alla nascita, in particolare per le madri con un elevato stress psicosociale”, è l’ipotesi conclusiva del paper. In caso di conferma, respirare aria inquinata in gravidanza andrebbe equiparato ad altri fattori di rischio come bere alcolici e fumare sigarette, con l’aggravante che non esisterebbero comportamenti virtuosi capaci di evitarlo.
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