Medicina

Farmaci biologici, una vera svolta

di
Roberto Baldi
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Il “dolore qui” non è sempre legato a una banale forma infiammatoria. Certe volta può essere l’indice di qualcosa di più complesso che va sotto il nome di malattia reumatica, fra cui si conoscono oggi ben 200 varietà con in testa l’artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, spondiloartropatie, polimiosite, dermatomiosite, sindrome di Sjögren, vasculiti, fibromialgia. L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune indotta da un’esagerata reazione del sistema immunitario che attacca le cellule sane credendole nemiche.

 

Le conseguenze di questa lotta sono il danno al tessuto connettivo (connettiviti), mentre altre ricadono fra le malattie infiammatorie articolari (artriti). Possono colpire a qualsiasi età, anche i bambini, e sono in genere più frequenti nelle donne. Subdole e silenziose, spesso non danno segni di sé da subito ma, se non trattate adeguatamente, possono portare anche a conseguenze invalidanti Grazie a diagnosi precoci e a terapie tempestive, oggi è possibile trattare queste malattie sin dal loro esordio. È importante per questo imparare a riconoscerle attraverso la cosiddetta sintomatologia, che cambia a seconda degli organi colpiti.

 

Per l’artrite: dolore, gonfiore e rigidità delle articolazioni; per il coinvolgimento degli organi interni: difficoltà a respirare, incapacità a ingerire i cibi, insufficienza renale; per l’infiammazione sistemica: febbre e stanchezza notevole. Dolori articolari e muscolari persistenti, dolore lombare nei giovani, rigidità osteoarticolare e lombalgia, mani fredde, secchezza oculare sono altri campanelli d’allarme che segnalano la presenza di disturbi reumatici. Le persone che soffrono di psoriasi o che hanno familiarità con questo disturbo dovrebbero insospettirsi davanti alla comparsa di dolore alle articolazioni, alla colonna vertebrale o al tallone.

 

Facile riscontrare l’alibi nel freddo e nell’umidità della stagione invernale, ma il dubbio finisce col dissolversi il più delle volte con gli esami di rito. Il reumatologo per una diagnosi differenziale rispetto ad altre malattie ha a disposizione alcuni provvedimenti: esame urine, ecografia articolare, RX, TAC, risonanza magnetica, artroscopia, esame del liquido sinoviale, capillaroscopia. Comincia da qui una capacità selettiva delle possibili diagnosi, con uso selettivo di questi esami, in maniera che il paziente non abbia a subire il calvario di un percorso diagnostico oneroso senza approdo soddisfacente al ricorso terapeutico. La terapia delle malattie reumatiche si basa essenzialmente sull’uso di antiinfiammatori sia cortisonici che non cortisonici (FANS) e sui cosiddetti farmaci di fondo capaci di bloccare i meccanismi fisiopatologici che sostengono la malattia.

 

Per quanto riguarda i farmaci di fondo, i più utilizzati sono il Metotrexate (il farmaco più conosciuto e usato), la idrossiclorochina, la ciclosporina, la leflunamide, la salazopirina. Di recente impiego i cosiddetti biologici, una classe di farmaci che, a causa della loro grandezza, non possono essere prodotti attraverso la sintesi chimica. Si ottengono a partire da materiale biologico. Agiscono contro una delle molecole (TNF alfa) maggiormente chiamata in causa nell’artrite reumatoide e in altre patologie infiammatorie. Sono farmaci delicati, con effetti collaterali specie su per quanto riguarda il versante infettivo, costosi, che richiedono esperienza nel follow up ed indicazione precisa. Da somministrare ai pazienti con artriti infiammatorie (non con artrosi) che non rispondono alle terapie tradizionali.

 

Sono farmaci che hanno aperto una nuova frontiera nella cura delle malattie reumatiche, anche se persistono dubbi sulla loro sicurezza a lungo termine e sulla sospensione eventuale, da effettuare una volta che la malattia è stata fermata. Sono tutt’ora sotto studio attento, ma hanno già aperto spiragli incoraggianti per la cura delle malattie reumatiche, di cui soffrono oggi circa 5 milioni di italiani.

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