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Esame del seno, recuperare screening saltati causa Covid

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Un ritardo medio nelle diagnosi di oltre quattro mesi: questo l’impatto della pandemia sulla prevenzione in oncologia. Da tenere a mente poi una problematica parallela: il sommerso (mancate o tardive diagnosi) che non è ancora stato quantificato. Come recuperare le situazione e consolidare l’efficienza della macchina della prevenzione? La risposta potrebbe arrivare dalla medicina territoriale.

 

Fare prevenzione nel territorio

L’allarme è stato lanciato in occasione dell’evento Pink Ring , promosso da IncontraDonna Onlus, l’Associazione no profit che vuole promuovere una corretta informazione sul tumore del seno, che ha visto la partecipazione di clinici, rappresentanti delle istituzioni, pazienti e associazioni.

 

“A nostro avviso bisogna procedere con la fortificazione della medicina del territorio alla quale è delegata la gestione degli screening. Già nel 2020 erano stati elargiti dal Ministro Speranza 500 milioni di euro per questo settore e adesso buona parte del PNRR si basa su investimenti della medicina del territorio e quindi anche delle ASL”, ha sottolineato la prof.ssa Adriana Bonifacino, Presidente di IncontraDonna Onlus.

 

E ancora: “Fake news, sottovalutazione del pericolo cancro, ritardi o problemi organizzativi-burocratici non favoriscono la partecipazione ad esami che determinano degli indubbi benefici. Solo lo screening mammografico ha ridotto del 30% la mortalità di una delle neoplasie più diffuse e frequenti in tutto il mondo. E’ arrivato quindi il momento di rilanciare ed implementare la prevenzione del cancro in tutta la Penisola. Nell’aumentare i livelli di consapevolezza un ruolo importante può essere svolto dalle associazioni di pazienti presenti sui vari territori”.

 

Diagnosi saltate causa Covid

Oltre 4 milioni in meno di inviti a partecipare agli esami di prevenzione: questa è la fotografia di ciò che è avvenuto solo durante la prima fase della pandemia e che potrebbe costare, in termini diagnostici, migliaia di carcinomi non intercettati.  Negli ultimi due anni, sempre a causa del Coronavirus, molte indagini di prevenzione spontanee non sono state svolte. Nel caso specifico del tumore alla mammella si è registrata una riduzione di più di 1 milione di inviti per gli screening della mammella (-20%) e oltre 816mila esami mammografici in meno eseguiti (-28%). A ciò si aggiungono oltre 3.500 casi stimati di carcinoma della mammella non individuati nel periodo gennaio 2020 – maggio 2021, rispetto agli stessi mesi del 2019.

 

Il fenomeno, purtroppo, è declinabile anche per altre patologie. Gli inviti in meno a partecipare agli screening per il collo dell’utero superano il milione e 500 mila, sono stati eseguiti il 35% in meno di esami rispetto al 2019. Questo si traduce in un ritardo accumulato di 6 mesi ed una stima di oltre 3.500 carcinomi del collo dell’utero non identificati. Similmente, si registra una riduzione di oltre 2 milioni di inviti per gli screening colorettali con ritardi accumulati che ammontano a 5 mesi e più di 1.300 casi stimati di neoplasie colorettali non individuate, oltre ai 7.700 possibili adenomi avanzati non identificati.

 

Riferimenti saldi sul territorio, per i pazienti, potrebbero fornire quel senso di continuità che in un percorso sistematico di prevenzione risulta imprescindibile.

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