Medicina

Enigmistica, lettura, giochi di società: cibo per la mente

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Leggere i giornali interessandosi alle notizie di attualità, spremere le meningi con l’enigmistica, partecipare a giochi di società e sport all’aria aperta: sono tanti i mezzi per mantenere attiva la mente, conservare la riserva cognitiva e ritardare gli effetti dell’invecchiamento a livello cerebrale. Tra i fattori che contribuiscono alla elaborazione della riserva di neuroni e connessioni c’è sicuramente lo studio, gli anni della scuola sono come un vitalizio, maggiore istruzione equivale a migliore protezione.

 

Processi di invecchiamento

«L’età cronologica conta – dice Giovanni de Gaetano, presidente dell’Istituto Neuromed IRCCS – ma l’età biologica, di alcuni organi in particolare come il cervello, appare cruciale per un invecchiamento di successo. Ecco perché promuoviamo studi epidemiologici, clinici e sperimentali finalizzati a prevenire le malattie croniche degenerative». La riserva cognitiva protegge anche nelle forme più blande di deficit della memoria negli anziani. Non solo il deterioramento insorge più tardi, ma le prestazioni come fluidità verbale sono migliori. Allo stesso modo contribuisce ad esempio il bilinguismo: lo sforzo di apprendere due o più lingue straniere da giovani, continuando a esercitarsi da adulti e anche da pensionati, aiuta a mantenere al meglio le proprie abilità e facoltà intellettuali. Più della metà della popolazione mondiale parla regolarmente due o più lingue. Negli Stati Uniti, circa il 20% della popolazione a casa parla una seconda lingua straniera, diversa dall’inglese. L’Italia è indietro, in questa classifica, ma nelle nuove generazioni, complice la globalizzazione, qualcosa sta cambiando.

 

Inelligenza e memoria

Ambiente e stili di vita sono stati riconosciuti come fondamentali: quoziente intellettivo, livello di scolarità, tipo di lavoro, relazioni sociali, attività del tempo libero agiscono in sinergia per ‘mettere da parte’ neuroni e connessioni di qualità, da utilizzare in caso di bisogno. La riserva cognitiva influenza l’età di esordio, la velocità di progressione e le manifestazioni evidenti di demenza e di Alzheimer in particolare. Tra i fattori che contribuiscono alla costruzione della riserva di neuroni e connessioni c’è sicuramente l’istruzione e la sua durata: maggiore è il numero di anni dedicato alla formazione, migliore è la protezione a cui si può ambire.

 

Danno cognitivo

“Gli stili di vita sono la chiave di una longevità vissuta in salute” sottolinea il Fabio Beatrice, direttore del Board di MOHRE “siamo responsabili di come invecchierà non solo il nostro corpo ma anche il nostro cervello. Dovremmo pensare ai nostri comportamenti positivi e negativi come capaci di determinare un punteggio. Sappiamo che il consumo di elevate quantità di alcol determina alterazioni strutturali mentre il fumo danneggia il funzionamento delle strutture. Ma il cervello è flessibile e sensibile all’esperienza. Gli stimoli ambientali influenzano il cervello modificandone la struttura fisica e l’organizzazione funzionale nel corso della vita.

 

Tabacco senza fumo

“Dobbiamo intercettare i tabagisti storici, che hanno tentato di smettere senza riuscire”, ha ribadito Beatrice in occasione del convegno sulle strategie di riduzione del danno da fumo di sigaretta, alla Winter School di Motore Sanità. Un interessante studio apparso su Hippocampus ha mostrato che questa zona del cervello, correlata alla memoria emotiva, a un certo punto inizia ad invecchiare velocemente. Si ritiene che il suo volume diminuisca di circa lo 0,52% l’anno, ma in un gruppo di donne con una storia di forte tabagismo, sottoposte a imaging cerebrale, mostrava un volume dell’ippocampo del 7,4% più piccolo rispetto alle fumatrici lievi o alle non fumatrici. E nel campione di donne di mezza età esaminate con una storia di fumo da moderato a forte, fumare determinava una atrofia equivalente a 12 anni di età in più.

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