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Disbiosi intestinale e depressione, un nesso da scoprire

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Regola il sistema immunitario,  il metabolismo, e ci difende dai patogeni. Tutto questo e molto altro rientra tra le funzioni del microbiota. L’intestino, conosciuto anche come secondo cervello, ha pure un ruolo antidepressivo demandato ai germi buoni. Ecco spiegato perché una disbiosi, una alterazione dell’equilibrio della popolazione batterica alleata, può condurre verso la depressione, anche se intuitivamente saremmo indotti a pensare che sia tutta una questione di testa. Sta di fatto che, nel lume intestinale, tra i villi, si producono sostanze che agiscono come mediatori e andranno a influenzare a distanza il funzionamento del sistema nervoso.

 

Barriera protettiva

Antonio Gasbarrini, direttore del Centro malattie dell’apparato digerente del Policlinico Gemelli di Roma, ha studiato quello che accade quando si altera l’equilibrio del microbiota, ad esempio quando i batteri dal colon migrano nell’intestino tenue o viene meno l’effetto barriera protettiva. “Parliamo di disbiosi – spiega il professore – e dei meccanismi che attraverso la dieta, con probiotici e prebiotici, ristabiliscono l’equilibrio andato perduto. Ma occorre stare attenti agli squilibri indotti dagli antibiotici agiscono diminuendo alcuni batteri patogeni mentre altri favoriscono la crescita di batteri promotori della salute”. In questo senso interessante è il meccanismo d’azione della rifaximina (battericida disinfettante intestinale, del gruppo delle rifamicine) forse l’antibiotico meno lesivo che si conosca, a differenza di altre molecole che creano scompiglio nelle fila dei microorganismi.

 

Predisposizione

Gasbarrini afferma che in casi particolari, evidenziati da test su modelli in laboratorio, una infusione di microbiota da donatore sofferente di depressione ha fatto insorgere gli stessi sintomi depressivi in un ricevente sano, facendo intendere che certi microorganismi potrebbero essere veri e propri registi in tema di psicosomatica. Una mamma ”con una depressione maggiore – secondo le conoscenze di cui disponiamo – può trasmettere un microbiota che potrebbe aumentare il rischio per il bambino di sviluppare anch’esso una depressione. Questo è il motivo per cui dobbiamo lavorare, soprattutto nei primi anni di vita dei nostri bambini, per fare in modo che abbiano un microbiota in equilibrio”.

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