Medicina

Prostata, i controlli: visite urologiche per ridurre il rischio complicanze

di
Alessandro Malpelo
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Novembre è il mese dedicato alle iniziative legate alla prevenzione nell’uomo adulto, con particolare riguardo alla salute dell’apparato urogenitale. Un disturbo molto comune, con gli anni, è dovuto all’ingrossamento della prostata: affligge il 30% dei maschi sopra i 65 anni ed è noto tecnicamente come iperplasia prostatica benigna (IPB).

Gli inconvenienti più diffusi

La prostata ingrossata può causare fastidiosi disturbi, ad esempio la difficoltà o l’impellenza a urinare, anche di notte, restituendo un senso di impedimento durante l’emissione la minzione o altri inconvenienti che si manifestano durante i rapporti sessuali. I sintomi si possono a volte confondere facilmente con altre patologie, come quelle tumorali. Ecco perché è importante effettuare controlli regolari, seguendo sempre i consigli del proprio medico di fiducia e del medico di famiglia. La visita dallo specialista in urologia diventa poi la norma, specie dopo lo scoccare dei cinquant’anni, per fare prevenzione. Un uomo su 9 in Italia è infatti a rischio di ammalarsi di cancro della prostata.

Rischio carcinoma, come affrontarlo

Questo tipo di tumore (carcinoma prostatico) può palesarsi di punto in bianco, restare silente oppure confondersi con le forme benigne, entrambe contraddistinte dalla sensazione di incapacità a svuotare la vescica. Le opportunità nel campo della prevenzione, della diagnosi precoce e delle terapie meritano attenzione. Un impegno a fare informazione in questo senso è stato preso, tra le altre, dall’Associazione Europa Uomo Italia.

Ruolo del volontariato

«La nostra organizzazione – precisa la presidente, Maria Laura De Cristofaro – nasce raccogliendo l’invito lanciato dal professor Umberto Veronesi, che aveva ben compreso la necessità di sensibilizzare la popolazione maschile, meno incline a questo tipo di cultura rispetto alle donne. A causa del peggioramento degli stili di vita (meno movimento e abitudini alimentari sbagliate) e in seguito ai minori controlli, ci attendiamo un aumento delle diagnosi di tumore alla prostata nei prossimi anni. La diagnosi precoce è ancora più importante in questo contesto di convivenza con la pandemia: sottoporsi a una visita urologica annuale e all’esame del PSA (con una semplice analisi periodica del sangue) può salvare la vita».

Studi di oncogenetica

Oggigiorno gli studi sui geni BRCA1 e BRCA2 (oncogenetica) aprono la strada alla medicina di precisione, che in prospettiva può avvalersi di terapie personalizzate su base molecolare. Da tempo si sono raccolte evidenze sul ruolo dell’alterazione delle due proteine nei tumori della mammella e dell’ovaio, ma anche gli uomini possono ereditare la mutazione BRCA ed eventualmente trasmetterla ai figli.

Predisposizione ereditaria

I maschi con gene mutato sono più predisposti verso il carcinoma della prostata. Conoscere lo stato mutazionale diventa per questo molto importante e il test viene eseguito su sangue periferico o su tessuto prelevato alla biopsia. L’auspicio è che si giunga a una sempre maggiore diffusione dell’utilizzo dei test genici, anche per i pazienti affetti da malattia avanzata, che sfugge al controllo dei farmaci tradizionali. Questo consentirebbe di poter utilizzare terapie innovative, come gli inibitori di PARP, con un evidente vantaggio per gran parte dei pazienti portatori di mutazioni.

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