Medicina

Cicatrici e cheloidi, prevenzione con idratanti e tecniche biofisiche

di
Alessandro Malpelo
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Le cicatrici dopo un intervento chirurgico, o dopo un infortunio, sono spesso un ricordo indelebile del quale faremmo volentieri a meno. La nostra prima preoccupazione è che l’operazione sia andata bene. Una volta ottenuta la guarigione, scopriamo che anche l’estetica ha il suo peso. Ogni anno, nel mondo occidentale, 100 milioni di persone si ritrovano a convivere con una nuova cicatrice, per i motivi più disparati. Qualche esempio? Ostetricia, ortopedia e chirurgia toraco addominale: l’esito di tagli cesarei, ernia, appendice, cisti, esiti di traumi articolari. Un convegno sul trattamento delle cicatrici si svolgerà il 23 giugno (sulla piattaforma www.biodermogenesi.it) con relatori Annalisa Beatini, specialista in chirurgia generale, Ospedale civile La Spezia, Claudio Urbani, medico specialista (estetica e dietologia), Maurizio Busoni (ricercatore e tutor).

 


Oggi con la chirurgia robotica laparoscopica si riesce a limitare l’estensione delle ferite chirurgiche, ma i segni, anche meno estesi, possono ugualmente risultare rilevanti. Di queste cicatrici, 55 milioni sono legate ad esiti di chirurgia elettiva, mentre 25 milioni sono dovute alle riparazioni in seguito a traumi laceranti (le rimanenti sono di natura diversa). Non solo quindi questa patologia riguarda un numero considerevole di persone, ma l’impatto psicologico assume particolare importanza: le cicatrici possono creare infatti barriere nell’interazione sociale, condizionare la vita sessuale delle persone e modificare il loro profilo psicologico.

 

La problematica si accentua in estate poiché l’esposizione al sole rende le cicatrici iper pigmentate e quindi ancor più visibili. Come intervenire? Sono i medici a dare il consiglio giusto, per prevenire cheloidi debordanti (spessori cutanei indesiderati) e inestetismi. Servono prodotti idratanti e precauzioni, come quella di evitare esposizione ai raggi solari, ma non basta. Uno studio sulla riparazione delle ferite cardiochirurgiche sternali (il taglio verticale sul torace, segno di un intervento a cuore aperto) sta avvalorando le tecniche biofisiche, applicazioni di energie simili a quelle impiegate nel recupero delle funzioni articolari negli sportivi. Biodermogenesi è un approccio che ha mostrato, anche attraverso la ricerca universitaria, che forme di energia applicate con ottimi risultati in medicina dello sport agiscono sulla pompa sodio potassio attraverso le membrane cellulari, favorendo una migliore attività rigenerativa a livello cutaneo, e servono sia nella riduzione delle smagliature (strie, cellulite), sia per minimizzare l’aspetto delle cicatrici, limitare insorgenza di cheloidi post-chirurgici, da ustione e chimici. Tra le altre applicazioni citiamo trattamenti antiaging viso collo e ginecologia estetica.

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