Due litri di acqua al giorno levano il medico di torno. Ce lo siamo sentiti ripetere centinaia di volte: per il corretto funzionamento del nostro organismo è importante bere quotidianamente un’adeguata quantità di acqua, che a seconda delle raccomandazioni si attesta fra gli 1,6 e i 2,1 litri per le donne e fra i 2 e i 3 litri per gli uomini. Mantenersi idratati al di sopra della soglia minima (a cui molte persone non arrivano) apporta vari benefici e può anche prevenire, o almeno rallentare, i cambiamenti nel cuore che avvengono con il passare degli anni, riducendo così il rischio di sviluppare una insufficienza cardiaca. È quanto emerso da una ricerca condotta dall’ente americano National Heart, Lung, and Blood Institute e presentato al congresso della European Society of Cardiology.
I ricercatori hanno indagato i dati di 15.792 persone, che all’inizio dello studio avevano un’età compresa fra i 44 e i 66 anni. I partecipanti sono stati sottoposti a visite specialistiche cinque volte nell’arco dei venticinque anni successivi, fino quindi a un’età compresa fra i 70 e i 90 anni. Le analisi hanno misurato la concentrazione di sodio nel sangue, un indicatore affidabile dell’idratazione del corpo: meno fluidi vengono assunti, più il valore aumenta. Gli scienziati hanno quindi cercato di individuare una eventuale correlazione fra la concentrazione di sodio nel plasma e la comparsa di problemi cardiaci nel corso dei cinque lustri.
Nelle fasi iniziali dello studio i soggetti avevano tutti valori classificati come normali, ossia all’interno del range 135-146 mmol/L; non presentavano insomma disturbi riconducibili a un eccesso o una carenza di sodio.
Anche tenendo in considerazione altri fattori di rischio per la salute del cuore, una concentrazione di sodio più alta nella mezza età (i 44-66 anni di partenza) è risultata associata tanto all’insufficienza cardiaca quanto all’ipertrofia ventricolare sinistra. Le probabilità di svilupparle, venticinque anni dopo, erano rispettivamente 1,11 e 1,2 volte maggiori per ogni mmol/L in più oltre la soglia dei 142 mmol/l. Insomma, sempre meglio un bicchiere di acqua in più che uno in meno, anche per proteggere il cuore.
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