Governo Draghi: il sì della Lega semina caos nel Pd. "Appoggio esterno". Poi retromarcia

Dem spiazzati dall’allargamento a destra. L’ipotesi astensione fatta circolare da Orlando e Bettini, ma scoppia subito la rivolta

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti (Ansa)

Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti (Ansa)

Il Pd, ieri e per tutta la giornata, è andato in bambola. "Mai con la Legaaa!! Mai con sovranisti e i fascisti!" si è urlato al Nazareno. Che succede? Subito dopo che Salvini ha garantito l’appoggio della Lega al governo Draghi, sui maggiori siti e agenzie spunta una nota – non firmata, e quindi anonima – che parla di "appoggio esterno" del Pd, al governo Draghi, ove mai ci entrasse pure la Lega. La nota è di "ambienti parlamentari" dem. Ma coi gruppi del Pd (dove Zingaretti può contare su pochissimi, pur se fidatissimi, elementi) non c’entra.

C’entra molto, invece, con il Nazareno o suoi pezzi. Non, però, con il segretario. C’entrerebbe, invece, con il vicesegretario, Andrea Orlando, in predicato di tornare a fare il ministro e con il Richelieu di Zingaretti (e di Conte) Goffredo Bettini. Già, Bettini: il dem Alfredo Bazoli (nipote del banchiere omonimo, area ’Guerini-Mattarella’) si chiede da giorni: "Ma esattamente a nome di chi parla, Bettini?". Bettini, pur privo di ogni incarico, capeggia una corrente, semi-sconosciuta, nel Pd, di cui fa parte l’attuale ministro al Miur, Manfredi.

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Ambienti vicini a Orlando e Bettini smentiscono. E c’è anche chi dice che, nel pressing per un appoggio esterno a Draghi, ci sia di mezzo direttamente lo zampino dello stesso Conte che vuole far saltare l’alleanza con la Lega e, forse, pure con Draghi, per puntare a elezioni anticipate. In realtà, su Conte i dem covano ‘l’ideona’: candidarlo a sindaco di Roma alle amministrative di maggio. Patrizia Prestipino, deputata ben radicata nella Capitale, lo dice in chiaro: "Serve una maggioranza Ursula, a Roma, e un profilo di livello alto, come Draghi (romano e pure romanista) per far tornare la Capitale al centro della scena". Al Nazareno, come nei gruppi dem, pensano a lanciare Conte: "Anche Rutelli e Veltroni hanno iniziato così…".

Al netto del futuro politico di Conte, resta la nota anonima del Pd: viene subito ripresa e commentata con gli epiteti più veementi e roboanti in tutte le chat delle correnti dem. Almeno di quelle che contano: quella di Base riformista, capeggiata da Lotti&Guerini, ribolle di indignazione e urla: "Ce lo vengano a chiedere in faccia l’appoggio esterno! Noi votiamo la fiducia, tutti. E punto! Noi stiamo con Draghi!". Anche dentro le chat di Area dem, Fassino, Giovani turchi, i commenti sono di egual tenore. Subissato dalle telefonate infuocate da parte di Guerini, Franceschini, ma anche dei due capigruppo, Delrio e Marcucci (molto indignati) l’incolpevole Zingaretti fa uscire una nota, stavolta doc: "Sono totalmente infondate le notizie su orientamenti assunti su eventuale appoggio esterno al governo. La posizione del Pd è stata votata dalla Direzione nazionale all’unanimità e illustrata ieri al professor Draghi".

Tutto è bene quel che finisce bene? Incidente chiuso? Per niente. "Appena il governo Draghi sarà in sella, e partirà, nel Pd apriremo la stagione congressuale e saranno dolori", promette un esponente della minoranza (Giovani Turchi). Il quale poi continua: "Serve un’altra guida, per questo partito. Bonaccini? Se ci sta, bene, ma presto, o avanti un altro". In effetti, anche dentro Base riformista – l’area di Lotti&Guerini – il coordinatore, Alessandro Alfieri, ha chiesto il congresso. Il governo Draghi si porterà dietro pure la rivoluzione nel Pd.