Governo, Draghi allarga il campo a Lega e grillini: "Il mio piano per rilanciare il Paese"

L’ex governatore rassicura i potenziali alleati: punterò su investimenti e posti di lavoro. Conte ha tentato di impedire l’ingresso di Salvini

Mario Draghi

Mario Draghi

Doveva essere il giorno decisivo: il pronostico è stato rispettato. Non a caso, Mario Draghi ha scelto di mettere ieri, in fondo cioè all’agenda, le consultazioni più delicate, con la Lega e con M5s. Non si tratta ancora di stilare programmi, tanto meno di definire ministeri, anche se uno schema in mente se l’è creato. Squadra mista tecnico-politico, un dicastero per ogni partito, forse due per quelli più grandi. Ma è storia della prossima settimana: ora bisogna definire il "perimetro". È il nodo cruciale: prima che si aprano i battenti della sala della Regina a Montecitorio, Conte (qui il video) esorta i grillini a "difendere" il perimetro, impedendo l’allargamento alla Lega.

È la prima sfida per l’ex presidente Bce, la mossa nella quale si definiscono i rapporti con la coalizione che lo sosterrà. Il mandato del presidente della Repubblica è chiaro e Draghi ha l’intenzione di rispettarlo rigidamente: fidatevi di me, il suo mantra. Di fronte a un capo della Lega disponibile al di là di ogni previsione, non solo non mette paletti, ma fa il possibile per agevolare l’intesa. Parla la lingua che piace di più a Salvini e alla sua base sociale: "I soldi del Recovery devono essere spesi bene – assicura –. È il momento di impostare politiche attive e creare posti di lavoro".

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Insiste sui settori nevralgici, quelli maggiormente in difficoltà, che "bisogna sostenere di più", e cita uno di quelli più cari a Salvini: il turismo. "La politica ambientale – prosegue – è centrale". Però, aggiunge, va affrontata in maniera pragmatica, non ideologica. Promette di proseguire con i sostegni: "Questo è il momento di aiutare le aziende che soffrono". Salvini, dal canto suo, glissa su temi e accenti spinosi: entrambi cercano l’accordo e tutto si risolve in mezz’ora.

Di dicasteri non fa parola con il Carroccio, come del resto con nessun partito. Viene dato per scontato l’ingresso di Giorgetti, probabilmente ai Rapporti con il Parlamento. Il Matteo milanese non ha intenzione di mettere in mezzo la sua ingombrante presenza, a meno che Conte stesso non figuri nella squadra: in quel caso potrebbe chiedere di riequilibrare facendone parte. In mattinata, l’ex premier era tentato ma, a sera, l’ipotesi sembrava tramontata, con l’avvocato indeciso tra correre come sindaco di Roma (improbabile) o assumere la guida dei 5 Stelle. Di Maio permettendo.

Insomma, Salvini non solo sarà in maggioranza ma si propone come l’interlocutore più affidabile di Draghi. Tra i grandi partiti è quello che saluta il suo governo con maggiore entusiasmo. La sorpresa non potrebbe essere più sgradita per il Pd e i grillini. I quali, dopo il colloquio con Draghi, si fingono ancora esitanti. "È essenziale la presenza di una maggioranza politica", avverte Crimi. Nel senso di Ursula (giallorossi+FI). Dunque senza la Lega. È l’ultima ridotta M5s, ma è anche conseguenza di un "incidente" che fa esplodere le tensioni latenti nel Pd.

Mentre Grillo si produce con Draghi in una teatrale prolusione anti-Renzi, arriva la voce di un Pd pronto a derubricare il suo sostegno ad appoggio esterno, causa presenza del Carroccio. Con il Pd e M5s fuori dalla squadra, il tentativo di Draghi sarebbe destinato al fallimento. La tempesta dura poco, fioccano smentite dal Nazareno e pure il vertice pentastellato capisce che è una strada senza sbocco. La scelta finale è di sostenere il governo insistendo per due ministeri: Di Maio agli Esteri e Ambiente per Patuanelli. È la strategia indicata dal fondatore: un partito di centrosinistra europeista caratterizzato dai temi ecologici.

Si chiude così il primo tempo. Tra domani e martedì Draghi vedrà le parti sociali, passaggio essenziale nella sua strategia che prevede il ritorno alla concertazione del suo predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, e incontrerà di nuovo le forze politiche. Subito dopo, la lista dei ministri. Il progetto è chiudere la crisi, e con lei un’intera fase della politica italiana con il voto di fiducia, alla fine della prossima settimana o all’inizio della successiva.