Governo, Conte: "M5s non voterà la fiducia". Letta e Salvini: "Se Draghi cade si vota"

Dal consiglio nazionale del M5s prevale la linea dell'astensione (che al Senato equivale a un voto contrario alla fiducia). Nel pomeriggio telefonata in extremis Draghi-Conte. Salvini: "Così si va al voto". Zaia: "Draghi vada avanti o rischiamo limbo pericoloso". Letta: "Paradossale mettere a rischio ora il governo"

Roma, 13 luglio 2022 - Il Movimento 5 Stelle pronto alla rottura del governo. É quanto stabilito nell'Consiglio nazionale M5s concluso poco dopo le 21.30: domani al Senato i pentastellati hanno deciso di non votare, con uscita dall'Aula (che equivale al voto contrario), sulla questione di fiducia posta dal governo sul dl Aiuti. Subito è arrivata la reazione della Lega: "Se i 5Stelle escono dall'Aula, la maggioranza non c'è più: basta con litigi, minacce e ritardi, parola agli italiani".

Dopo il Consiglio nazionale M5s, Giuseppe Conte in diretta streaming ha parlato all'assemblea dei parlamentari grillini: "Il M5s è l'unica forza politica che si sta interrogando su questa crisi con grande serietà, anche con soluzioni da vari mesi. L'unica forza che sta incalzando il governo sulle emergenze, l'unica forza che non ha paura di calibrare la propria azione politica in funzione della concreta realtà che il Paese sta vivendo". E poi: "Siamo disponibili a dialogare e dare un nostro contributo costruttivo a questo governo e al premier Draghi ma non siamo però disponibili, non per arroganza ma per sensibilità verso famiglie e imprese, a dare una cambiale in bianco. Occorrono misure concrete".

In riferimento al voto di domani al Senato, Conte ha detto ai parlamentari M5s che verrà fatto come alla Camera (non partecipazione al voto), quindi il Movimento non voterà la fiducia: "Non possiamo che agire con coerenza e linearità, i cittadini non comprenderebbero una soluzione diversa. Domani non parteciperemo al voto".

"E' evidente che la scelta annunciata da Conte e M5s rimette in discussione molte cose, e in una maggioranza così eterogenea ci sono dei distinguo. Ma io non mi preoccupo, esiste il voto di fiducia che è fondamentale". Enrico Letta, dalla Festa regionale dell'Unità di Melzo, fa così il punto dopo lo showdown di Giuseppe Conte. "Chiederemo di fare una verifica per capire se questa maggioranza c'è ancora o no", anticipa il leader Pd. 

In serata c'è stata anche la telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per commentare la situazione politica e ribadire "piena sintonia". Così riferisce una nota della Lega, aggiungendo che i due leader si risentiranno domani: "A maggior ragione in questa fase delicata, il centrodestra di governo prenderà decisioni comuni"-

Giorgia Meloni, segretario di Fratelli d'Italia, ha scritto su Facebook: "Guerra, pandemia, inflazione, povertà crescente, caro bollette, aumento del costo delle materie prime, rischi sull'approvvigionamento energetico, crisi alimentare. E il governo 'dei migliori' è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito!".

 

Sommario

La telefonata tra Draghi e Conte

Si è cercato in extremis una soluzione per salvare il governo Draghi. Nel primo pomeriggio c'è stata una telefonata tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader M5s Giuseppe Conte. A far trapelare l'indiscrezione parlamentari pentastellati. Mentre Salvini paventa elezioni anticipate in caso di uscita grillina, Letta lancia un appello agli alleati: "Sarebbe paradossale mettere a rischio il governo proprio ora che apre al capitolo della precarietà". Anche il leader dem, tuttavia, chiarisce: "Se Draghi cade si va al voto".

M5s per la linea dura

L'ipotesi dimissioni sembrava prendere quota in mattinata dopo che nel consiglio nazionale M5s era prevalsa la linea dura. Nel vertice fiume di oggi la maggior parte dei pentastellati si è schierato inizialmente per non votare la fiducia sul Dl Aiuti, domani, nell'aula del Senato. L'orientamento era quello di uscire dall'Aula al momento del voto per esprimere il dissenso. Una sorta di Aventino, ben consapevoli del fatto che a Palazzo Madama astenersi equivale a esprimere il voto contrario alla fiducia. Motivo per cui gli alleati di governo sarebbero pronti a chiedere un'immediata verifica di maggioranza qualora i pentastellati dovessero andare fino in fondo. Con il passare delle ore, tra i grillini sono avanzati dubbi e timori. Fino alla chiamata di Conte a Draghi, tentativo in extremis di evitare lo scontro frontale in Aula. Il capo politico del Movimento non vorrebbe far saltare il banco, ma ai suoi ha confidato di aspettarsi "un segnale chiaro" dal premier. Il problema è che gli stessi vertici del M5s temono che, in caso di indicazione favorevole al voto di fiducia sul Dl Aiuti, il gruppo esploda. Al Senato dove i 5 Stelle contano al momento 62 eletti, siedono i grillini più battaglieri, quelli che vedono la permanenza nel governo Draghi come fumo negli occhi. Una quarantina sarebbero infatti contrari a votare la fiducia, di questi una decina di 'barricadero' sarebbero addirittura pronti alla spallata, ovvero a votare contro. 

Draghi

Draghi, nel frattempo, prosegue con la sua tabella di marcia: oggi ha incontrato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi a Palazzo Chigi. Un confronto sui temi del momento: salario minimo e taglio del cuneo fiscale. Dovesse essere confermata l'uscita dei grillini, il premier a quel punto dovrà prender atto della crisi di governo. Subito dopo potrebbe salire al Colle e non è escluso che possa rassegnare le dimissioni già domani senza bisogno di un ulteriore passaggio parlamentare. "Nessun governo senza i 5 Stelle", ha ribadito anche ieri il premier in conferenza stampa. Il punto è: cosa succederà dopo?

Salvini

"Se il governo fa le cose va avanti, se dobbiamo passare mesi con ripicche, cessioni e contro-cessioni no, parliamo di lavoro, cartelle esattoriali e sicurezza", ha tuonato stamattina il leader della Lega Matteo Salvini. "Poi lo stesso Draghi ha detto che non Governa senza 5 stelle e io prendo per buone le parole del premier, quindi se M5s fa una scelta, decideranno gli italiani". Tradotto: elezioni anticipate.  "Meglio far parlare gli italiani e fare 5 anni tranquilli - ha aggiunto - che mesi sulle giostre, sulle montagne russe". 

Il numero uno del Carroccio non ha perso occasione per lanciare una frecciata al premier: "Stamattina c'è un incontro a Palazzo Chigi - leggevo sui giornali - con le imprese ... No, con alcune imprese. Anche questa scelta di ascoltare qualcuno ed escludere qualcun altro è bizzarra", ha detto. "Ieri c'e' stato un incontro, non con i sindacati, ma con alcuni sindacati", ha rincarato. "Siccome l'Italia è bella e lunga e varia, sarebbe bene ascoltare tutti, coinvolgere tutti confrontarsi con tutti". Una stilettata che giunge dopo il richiamo che lo stesso Draghi aveva fatto ieri a Salvini.

Mattarella

Spetterà comunque al capo dello Stato decidere la eventuale linea post Draghi. Che potrebbe anche portare a un Draghi bis. Con diversi nodi nevralgici aperti (dal completamento del Pnrr alla crisi energetica fino alla nuova campagna di vaccinazione), difficilmente il capo dello Stato opterà subito per lo scioglimento delle Camere. La partita dovrebbe quindi spostarsi in Parlamento e giocarsi alla luce del sole. I numeri, la maggioranza attuale, li ha anche senza Movimento 5 Stelle. Stasera, intanto, dovrebbe tenersi una riunione congiunta dei parlamentari pentastellati. A loro spetterà l'ultima parola in vista del voto di domani. 

Zaia

"Il dibattito è il sale della democrazia, ma in questo momento particolare c'è bisogno di un governo per prendere decisioni strategiche. Io spero che non ci siano motivi per cui questo governo cada, perché entreremmo in un limbo pericoloso". Prende posizione nettamente il governatore del Veneto Luca Zaia. "Noi della Lega abbiamo un ruolo e possiamo giocarcelo fino in fondo, abbiamo le nostre istanze a partire dall'autonomia", l'appello. A chi gli chiede se ci potrà essere un governo anche senza il M5s, Zaia risponde che "come prevede la Costituzione, il capo dello Stato sentirà le forze politiche, vedrà i numeri e deciderà".

Letta

Ennesimo appello relata refero di Enrico Letta al Movimento 5 Stelle. Ai parlamentari Pd riuniti in assemblea congiunta a Montecitorio il segretario Dem dice che sarebbe "paradossale mettere a rischio il governo proprio quando il governo apre il capitolo della lotta alla precarietà". Ricorda che "nella giornata di ieri si è aperta una opportunità su parole che non erano nell'agenda di governo". E aggiunge: "Fatemelo dire anche a chi chiede un cambio di passo: nel momento in cui il governo pone queste temi sarebbe paradossale mettere a rischio il governo proprio quando il governo apre il capitolo della lotta alla precarietà". 

Qualora i pentastellati dovessero confermare le loro intenzioni, Letta vede una sola soluzione, "Se il governo cade si va al voto, è nelle cose, non lo diciamo noi per ripicca nei confronti dei 5 stelle, lo hanno detto Salvini e Berlusconi", spiega Letta. "È naturale che il governo abbia bisogno di una maggioranza che lo sostenga, noi lo diciamo con forza a tutte le forze politiche", aggiunge.