Ragazzi uccisi a Ercolano, domani la convalida del fermo del duplice omicida

Stamattina nelle due parrocchie di Portici, città di residenza dei ragazzi, si è pregato per "le tre famiglie distrutte dal dolore"

Il luogo dell'omicidio e i due ragazzi uccisi

Il luogo dell'omicidio e i due ragazzi uccisi

Napoli, 31 ottobre 2021 – Si terrà domani mattina l’udienza di convalida del fermo per Vincenzo Palumbo, l’autotrasportatore 53enne accusato dell’omicidio del 26enne Giuseppe Fusella e l’amico 27enne Tullio Pagliaro, feriti a morte da sei colpi di pistola giovedì notte a Ercolano. Al carcere di Poggioreale, il 53enne - difeso dagli avvocati Fioravante De Rosa e Francesco Pepe - comparirà davanti al giudice alle 11 e dovrà rispondere dell'accusa di duplice omicidio aggravato.

L'uomo, dal racconto reso ai magistrati, avrebbe agito aprendo il fuoco perché aveva scambiato i due giovani per ladri. Una versione che, però, non convince la Procura di Napoli: stando alle immagini di sistema di video sorveglianza acquisite dagli inquirenti, risulterebbe che “tutti i colpi sono stati esplosi mentre l'auto era in movimento e si allontanava dall'abitazione di Palumbo". Ragazzi uccisi a Ercolano, Palumbo in carcere per omicidio. "Ha agito intenzionalmente"

“Tre famiglie distrutte da un’unica azione omicida”

Nelle due chiese di Portici, la loro città di residenza, questa mattina si è pregato per i due ragazzi uccisi in via Marsiglia a Ercolano. “Abbiamo pregato in modo forte per le tre famiglie, distrutte da un'unica azione omicida”, racconta don Giorgio Pisano, sacerdote nella chiesa del Sacro Cuore di via Diaz. “Non uccidere. Amerai”, questi i due verbi utilizzati dal parroco durante l'omelia della messa. “Ho detto ai ragazzi – continua don Giorgio –che anche chi ha ucciso, o uccide, può iniziare ad amare e a perdonarsi e a lasciarsi perdonare dagli altri con azioni sociali di bene, ovvero di giustizia riparativa, perché nella morale comune si tende solo a punire, laddove punizione significa vendetta”. Tullio Pagliaro, il ritratto del 26enne ucciso a Ercolano. "Un bravo tennista, generoso"

“È una tragedia: non ci sono parole, la mente umana purtroppo fa brutti scherzi”, dice don Enrico Aleotti, sacerdote nella parrocchia S. Maria Del Buon Consiglio. La chiesa si trova in corso Garibaldi, a poca distanza dall'abitazione di Fusella. “Non conoscevo lui” dice il sacerdote “è una brava famiglia, brave persone, dicono qui in zona”.

Cosa è successo quella sera

Quella notte Palumbo era in casa e, stando al suo racconto, avrebbe visto una persona nel giardino dell’abitazione in cui vive con la moglie e i due figli. Cosi ha impugnato la pistola che teneva sotto al letto, è sceso in strada e ha fatto fuoco contro la Fiat Panda dei ragazzi. Ha sparato diversi colpi, di cui almeno cinque hanno sfondato il tetto della macchina, ferendo i due ragazzi alla testa. Giuseppe e Tullio sono morti sul colpo.

A chiamare i carabinieri è stato proprio l'autotrasportatore, dicendo di avere sparato a "due ladri". Poi la scoperta che le vittime non erano tali, non avevano con loro nemmeno arnesi da scasso. Per Palumbo, il fermo per duplice omicidio è stato emesso dalla procura di Napoli alle 22.40 di venerdi sera. Dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza, si legge nella nota degli inquirenti, risulta che tutti i colpi sono stati esplosi mentre l'auto era in movimento e si allontanava dall'abitazione di Palumbo.

Nessun elemento acquisito dagli inquirenti permette di ipotizzare che le vittime si trovassero in quel luogo per commettere furti o altro genere di reati contro il patrimonio o la persona. Il pm, prima di procedere al fermo, ha ascoltato a lungo l'autotrasportatore che invece ha raccontato di essere stato svegliato dal suono del sistema d'allarme della sua abitazione, e di aver preso la pistola che ogni notte tiene sotto il letto. L'uomo si è precipitato ad affacciarsi al terrazzo e avrebbe visto una persona in fuga all'interno della sua proprietà. Alle sue grida, questa persona si sarebbe rifugiata nella Fiat Panda bianca che attendeva col motore acceso. Così Palumbo ha fatto fuoco nonostante la pistola si fosse inceppata dopo l'esplosione del primo colpo. Ma la dinamica dei fatti per numero, sequenze di azioni e colpi esplosi, secondo quanto indicano le indagini, "appare rivelare una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta dei giovani".