
Da un lato le pareti scoscese delle vette di montagna e dall’altro la coltivazione delle vigne sui versanti ripidissimi. In comune l’orgoglio delle comunità che mantengono la storia e la cultura del territorio, modellandolo e creando un paesaggio unico. Parliamo di due zone diverse ma entrambe patrimonio dell’Unesco: le Dolomiti e le colline di Conegliano e Valdobbiadene.
Vigne preziose tra i borghi che il poeta Andrea Zanzotto definì “cartoline mandate dagli dei”. Prosecco che in pochi decenni ha trasformato un povero mondo contadino in una locomotiva economica da fare invidia a quella del Nordest dei capannoni. Un mondo lasciato in dono dalla glaciazione e poi tratteggiato con i vigneti da tremila famiglie locali che lo lavorano quasi a uncinetto. Ne esce un prodotto buonissimo, si incomincia con un bicchiere e non si vorrebbe finire più. Non stordisce, è leggero e poco alcolico: un simbolo della dolce vita italiana. Nel 2022 oltre 100 milioni di bottiglie vendute, un vero boom.
Come si è arrivati a questo successo? Partendo da lontano, almeno dal Cinquecento, quando il vescovo Venanzio, poi santificato, parlava della sua Valdobbiadene come del paese in cui fiorisce la vite. Un vino dunque che va tutelato come le colline da dove nasce. Se l’uva viene raccolta in una ristretta area, può avere la sottodenominazione di Cartizze, che in passato evocava bicchieri solenni da Belle Epoque. Qui un ettaro costa due milioni di euro. Filari preziosissimi che nascono sulle rive, così si chiamano i pendii. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg è ottenuto con il metodo Martinotti (o Charmat). Ci sono diverse tipologie, Extra Brut, Brut, Extra Dry e Dry. Questo e altro te lo spiegano alla Scuola enologica di Conegliano, istituita nel 1876, la prima in Italia. L’area d’esportazione del prodotto è il Regno Unito, poi Germania, Svizzera, Francia e penisola scandinava. Oltreoceano cresce il mercato statunitense, poi Brasile e infine Australia e Nuova Zelanda.
Oltre all’autenticità del vitigno, il territorio inizia a esprimere fortemente il proprio potenziale di attrattività turistica. “Infatti, nei primi sette mesi del 2022 gli arrivi e le presenze di visitatori nel Conegliano Valdobbiadene si sono attestati in crescita rispettivamente del +61,8% e del +31% in confronto allo stesso periodo del 2021”, commenta Diego Tomasi, direttore del Consorzio. Perché queste colline non sono solo vino ma anche storia, arte e natura.