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Brunello di Montalcino, un ‘ragazzo’ maturo. Il re dei rossi italiani in mostra a Vinitaly

di PAOLO PELLEGRINI -
11 aprile 2022
Wine cellar

Wine cellar

È il vino più conosciuto dagli italiani, con un incredibile score del 67%, spinto anche da una crescita importante nella grande distribuzione, dove registra un +13% in volume e un significativo +22% in valore. Piace tanto alle donne: il consumatore tipo è infatti in rosa, ha fra 35 e 54 anni e un reddito medio oltre i 50mila euro. Consumatore evoluto, che ha fatto salire da 79 a 119 in un anno le eccellenze segnalate dalle più importanti guide di settore nazionali. Naviga sulla scia di grandi risultati, spinto anche da due annate strepitose come il 2015 e il 2016, il Brunello di Montalcino, ‘fine wine’ dalla storia relativamente giovane (la data di nascita ufficiale è fissata al 1865) ma comunque intensa: fu il primo italiano a varcare l’Oceano nel 1930, il primo a sedere a una tavola di capi di Stato, nel 1960 con Saragat e la regina Elisabetta, il primo rosso ad avere la Doc nel 1966 e poi la Docg nel 1980. Ed è con numeri d’oro che il Brunello di Montalcino, vero re dei grandi rossi italiani, si presenta all’edizione numero 54 di Vinitaly: 63 aziende nello stand del Consorzio, ma più del doppio – in tutto 132 – sparse per il padiglione della Toscana, il 9+D, e le postazioni ‘vip’ in giro per l’expo veronese. Non molte di più, quelle 63, delle 50 che a fine febbraio hanno sfilato sulla prestigiosa passerella del Midtown Loft & Terrace sulla Fifth Avenue a New York per una particolarissima edizione di Benvenuto Brunello in cui hanno dato appuntamento a 300 operatori del trade a stelle e strisce, con «l’obiettivo di consolidare – spiega il presidente del Consorzio, Fabrizio Bindocci – la presenza nel nostro primo mercato di sbocco al mondo, con una quota export che supera il 30% del totale». Del resto «lo scorso anno – aggiunge Bindocci – i rossi toscani negli States hanno registrato un balzo senza precedenti delle vendite, in aumento del 26% a valore, con il Brunello – assieme alle principali denominazioni regionali – alfiere dell’Italian style Oltreoceano. Lo testimonia anche l’indagine commissionata per l’occasione a Wine Intelligence, che vede la Toscana in testa ai territori enologici stranieri più conosciuti dai consumatori statunitensi». Le cifre, poi, confermano che Montalcino e il suo Brunello non sono solo principi di «sentiment», ma anche una vera potenza economica, pur con appena 214 soci del Consorzio (98% della viticoltura locale) che coltivano a Brunello 2.100 dei 4.300 ettari di vigneto nella denominazione, per un totale di 11 milioni e mezzo di bottiglie immesse sul mercato nel 2021, un aumento del 37% nel triennio, di cui 1 milioni di riserve. Una potenza per il valore medio di un ettaro di vigneto, che ormai da anni sfiora il milione di euro: quanto sia ambito acquistare vigne tra i boschi di querce di Montalcino lo testimonia l’ultimo clamoroso passaggio di mano, la vendita dell’azienda Castiglion del Bosco da Massimo e Chiara Ferragamo a un family office che fa capo a grandi famiglie imprenditoriali mondiali a una cifra stimata tra i 300 e i 400 milioni di euro per 60 ettari a vite e 250mila bottiglie l’anno. Di più: il prezzo dello sfuso viaggia ormai tra i 950 e i 1.150 euro a ettolitro, mentre il tesoretto delle giacenze in cantina, pur ai minimi storici, calato del 38%, è valutato in poco meno di mezzo miliardo di euro. E intanto Montalcino e il Brunello continuano la marcia green. Ormai il 49,9% del vigneto è biologico, e sono in fase di conversione 106 aziende su 257. Sì, il «ragazzo» è maturo.