"L'Ucraina può essere neutrale. Ma non deve smilitarizzarsi"

Il generale Camporini: l’ipotesi di un nuovo status può essere discussa senza abbandonare le cautele. "Offensiva russa molto più lenta di quanto previsto, Mosca sconta l’arretratezza della sua macchina bellica"

Ucraina, Odessa (Ansa)

Ucraina, Odessa (Ansa)

Dal bunker del Cremlino, circondato dai generali del cerchio magico, Vladimir Putin avverte: non permetteremo che l’Ucraina sia usata come base per azioni aggressive verso la Russia. Nessuno, tranne lui, lo pensa e la via diplomatica, accidentata, faticosa, piena di insidie fa intravedere comunque la possibilità di un futuro con Kiev inserito in uno scenario di neutralità.

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Generale Vincenzo Camporini, lei da ex capo di stato maggiore della difesa lo vede come uno sviluppo reale?

"L’ipotesi di un’Ucraina con status neutrale, che bisognerà poi definire nei dettagli, è una soluzione già ipotizzata in passato. È una via per uscire dal conflitto, ma con avvertenze e paletti rigidi che l’Occidente deve mettere in campo".

Quali?

"Una neutralità pensata sul modello Austria o Svezia è valutabile, ma un eventuale accordo non deve portare ad una sudditanza di Kiev da parte della Russia. L’Ucraina deve mantenere la condizione di stato sovrano. Anche la Finlandia, ad esempio, è neutrale e si è impegnata a non attaccare la Russia, ma non è smilitarizzata".

L’Europa e la Nato cosa possono fare in questo senso?

"Non devono uscire dalla scacchiera e devono vigilare nel modo più assoluto. La scelta di aggressione della Russia è una lezione che dobbiamo tenere a mente per il futuro. Ne va della nostra sicurezza".

Mosca è una potenza nucleare, ma come interpretiamo i deficit che vediamo sul campo di battaglia?

"Tutti noi analisti siamo rimasti colpiti dall’apparente e imprevista inefficienza della macchina bellica russa, fra cattiva gestione del teatro di operazioni e mancanze strutturali".

Dove hanno sbagliato?

"Certamente nella pianificazione dell’intervento che probabilmente doveva essere una guerra lampo e si è rivelato invece un conflitto difficile con una reazione da parte ucraina che gli aggressori non avevano calcolato. Hanno risvegliato il nazionalismo anche da parte di coloro che parlano russo. Essere russofoni non significa essere russofili".

La tecnologia bellica russa a che livello è?

"Non così raffinata come potevano pensare. Credo abbiano una carente disponibilità di armi di precisione. Effettuano bombardamenti con aerei che volano a 4 mila metri, e quindi molto imprecisi nel colpire gli obiettivi, perchè altrimenti i velivoli verrebbero intercettati dai missili Stinger messi a disposizione dall’Occidente. E così colpiscono nel mucchio, con stragi di civili.

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Anche sul terreno si notano diverse mancanze.

"Certo. Utilizzano per esempio i razzi Grad (grandine ndr ), lanciati da batterie di automezzi che non sono in grado di colpire con precisione un obiettivo. Sono armi cosiddette da ‘distruzioni d’area’ che provocano grande devastazione e colpiscono dove capita. Senza contare l’utilizzo di bombe a grappolo. E hanno mandato in teatro ragazzi di leva spesso impreparati. Un brutto segnale come altri".

Quali ancora?

"L’annuncio che potrebbero essere ingaggiati miliziani siriani e ceceni è un altro aspetto di debolezza. Conferma che l’esercito ha necessità di altre risorse sul campo. E a questo si aggiungono la carenza di carburante, la difficoltà dei rifornimenti, scelte tattiche controverse".

Il tempo gioca contro l’armata di Putin?

"Più passa il tempo e più le cose si fanno difficili per i russi, mentre monta l’indignazione della comunità internazionale".

Quando finirà il conflitto?

"Difficile dirlo. Dipende anche dai progressi dei negoziati dove ognuno dei contendenti deve per forza cedere qualcosa. L’Ucraina con il Donbass pare disposta a un compromesso ma Putin per ora pone solo condizioni".

I rapporti fra Russia e Occidente come saranno in futuro?

"Il rapporto con la Russia finché c’è Putin al potere è totalmente compromesso. Forse noi, soprattutto sul piano energetico, pagheremo un prezzo alto, ma Mosca sarà stroncata se, fra l’altro, nel 2027 l’Europa, come ipotizzato dalla presidente della commissione Ue, Ursula Von der Leyen, si sarà resa autonoma dal gas russo".

L’Occidente nei rapporti geostrategici che lezione trae?

"Che non conta come fai partire un messaggio, ma bisogna capire meglio come viene interpretato dall’altra parte. Un esempio. Nel 2008 a un vertice Nato, dove io ero presente come capo della Difesa, Usa e Gran Bretagna ipotizzarono l’ingresso dell’Ucraina. Italia, Germania e Francia votarono no. Si chiuse con una dichiarazione abbastanza generica. Ma Mosca evidentemente interpretò questo segnale in modo antagonista".