"Ecco perché l'élite russa non si ribella alla guerra in Ucraina"

Natalia Turine, editrice, fotografa e giornalista russa: "L'informazione è vetrificata. Il popolo russo non sa. E chi sa, ha paura"

Roma, 17 marzo 2022 - "L’informazione è come vetrificata. Le televisioni di Stato trasmettono fake news raccontando una guerra in cui la Russia è aggredita dall’Ucraina. Le televisioni indipendenti come la Dojd e le radio libere come Ekho Moskvy sono state chiuse. L’accesso ai social è controllato. Una cappa di piombo spaventosa è scesa sul paese. Sa cosa faccio io tutti i giorni? Filmo col telefonino i telegiornali occidentali e li mando ai miei amici russi affinché conoscano la verità". Editrice, fotografa e giornalista russa, Natalia Turine vive a Parigi. Figlia di un diplomatico, ha diretto a Mosca la TV nazionale RTR e la Fondazione della cultura russa. Nel 2015 ha creato la Louison Edition che pubblica autori contemporanei russi. L’anno seguente ha comprato la Librairie du Globe, dal 1952 mitico luogo d’incontro fra intellettuali russi e occidentali. 

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Il popolo russo sostiene Putin in questa guerra? "No. Il popolo russo non sa. E chi sa, ha paura. Il popolo russo odia l’intolleranza e l’oppressione, ma ci si è abituato come a una sorta di fatalità. Siamo più asiatici che europei, per noi esiste storicamente una trinità, lo Zar, Dio, la Patria. Non è mai stato il popolo a fare la rivoluzione".

E l’élite? Gli scrittori? Gli intellettuali? Perché non si ribellano come ha fatto la prima ballerina Olga Smirnova, che ha abbandonato il Bolshoi e ha detto di vergognarsi della Russia? "Olga Smirnova è un personaggio celebre, sa come e dove andare, alla pari di altri che hanno dato le dimissioni, vedi Mindaugas Karbauskis, direttore artistico del teatro Maiakosvski, o Elena Kovalskaya, direttrice del Teatro di Stato. Ma gli altri? Quelli che sono meno noti? Come fanno ad andarsene? E dove? Per gli ucraini ci sono i corridoi umanitari, per i russi non c’è niente, sono fottuti. Non possono utilizzare le carte di credito, non hanno appoggi, non hanno cash, hanno solo dei rubli, e magari pochi, e che non valgono niente. Sa cosa costa un biglietto aereo di sola andata per il Kirghizstan, uno dei pochissimi posti in cui si può andare liberamente? Tremila euro! Sa costa un passaporto armeno al mercato nero? 10 mila euro!".

Ci sono anche altre forme di protesta. Quella di Marina Ovsiannikova, che ha sfidato Putin in televisione. O quella delle migliaia di persone che sono scese in strada. "Col rischio di finire in galera e perdere lo stipendio lasciando i familiari a morir di fame? Molti russi, ripeto, non sanno esattamente cosa sta accadendo in Ucraina perché l’informazione è controllata da Gazprom-Media che ha 38 televisioni, 10 stazioni radiofoniche, 4 case editrici, 23 siti internet".

Anche i militari hanno paura? "Se la fanno letteralmente addosso. Ha visto quel consiglio di difesa durante il quale Putin umilia il capo dei servizi segreti esteri Serguei Narychkin? Tutti quelli che sono andati al microfono, Narychkin compreso, avevano le gambe leggermente divaricate. Sa perché? Perché si erano messi i Pampers, il pannolone! Hanno una paura spaventosa di Putin che può distruggere la loro vita e quella delle loro famiglie in un secondo".

È vero che il blocco di Facebook, Twitter e Instagram ha aumentato massicciamente il ricorso ai software VPN, che proteggono la confidenzialità in linea mascherando gli indirizzi IP? "È vero: sono più di 3 milioni gli utenti russi che hanno scaricato i VPN. Altri utilizzano la tecnologia TOR, che rende anonima la navigazione in rete. Altri ancora, più esperti, ricorrono al dark web. Ma bisogna stare attenti perché i poliziotti possono fermarti e chiederti di esibire il cellulare: controllano tutto, messaggi, mail, sms, link consultati".

Secondo lei Putin è un pazzo? "Non è un pazzo, è un fanatico, una variante in peggio di Khomeini. I pazzi si muovono alla cieca, i fanatici hanno un’ideologia della quale sono diventati l’arma. Il Putin dei primi tempi voleva piacere all’Occidente. Quando lavorava con Anatoli Sobtchak, sindaco di San Pietroburgo, sognava di andare a vivere in una casetta che si era comprato in Spagna. Il momento dell’esplosione è arrivato quando ha chiesto di entrare nel sistema europeo, e gli hanno detto di no. Per lui, come tutta la Russia, è stato un enorme affronto".

Pensa che l’isolamento mondiale e l’aumento della pressione sull’economia russa obbligheranno Putin a cedere? "Non lo so. C’è una sua frase famosa: ‘La Russia non ha bisogno del mondo, ma il mondo senza la Russia non ha motivo di esistere’. Mi ha sempre fatto correre i brividi lungo la schiena".