Elezioni, se vince la destra. "Niente scosse sui mercati fino ai nomi dei ministri"

Economisti concordi: "Il successo della Meloni non sarebbe una sorpresa". Decisivo il rapporto con l’Europa. Bordignon: "Avremmo un governo isolato"

Logo Goldman Sachs al New York Stock Exchange (Ansa)

Logo Goldman Sachs al New York Stock Exchange (Ansa)

Roma, 21 settembre 2022 - Ai mercati non piacciono le sorprese. E una vittoria del centrodestra alle elezioni politiche di domenica non lo sarebbe. Sul medio e lungo termine, tuttavia, l’Italia potrebbe pagare un prezzo qualora taluni propositi manifestati in campagna elettorale o nei mesi precedenti diventassero programma di governo. Ma non ci scommettono in molti.

L’allarme

Eppure, nei giorni scorsi fondi internazionali e banche d’affari hanno lanciato l’allarme. Nel mirino della svizzera Ubs e di Goldman Sachs non ci sono solo i fondamentali. Certo, la promessa di un taglio delle tasse e di una maggiore spesa fiscale spaventano gli analisti, che prevedono nubi sui conti pubblici e una conseguente impennata dello spread. Poi c’è il tema del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che Giorgia Meloni ha già fatto sapere di voler rinegoziare con l’Europa. Proposito, questo, che ai mercati non piace, perché si traduce con imprevedibilità e ritardi degli investimenti. Tanto più al cospetto del salasso dell’inflazione e del caro-energia. Questi sono tempi in cui, oltreconfine, preferirebbero il profilo affidabile di Mario Draghi a quello "inesperto" della presidente di Fratelli d’Italia.

Stampa internazionale

Con la quale non è tenera neppure la stampa estera. Secondo il Financial Times , la bibbia dei mercati, "il meglio che si possa dire di lei è che non è Matteo Salvini". Non proprio il più entusiasta degli attestati di stima. Le riserve riguardano anzitutto "la sua inesperienza in un momento in cui la credibilità dell’Italia a Bruxelles e sui mercati finanziari è fondamentale". Così come i suoi lettori, il quotidiano economico britannico preferisce le risposte alle domande. E l’ex ministra della Gioventù suscita troppi dubbi. "Chi è la vera Giorgia Meloni? – si legge nell’editoriale di qualche giorno fa – Una sobillatrice di estrema destra, una conservatrice che difende i valori della famiglia o una minaccia per l’Ue in uno dei suoi momenti più cruciali?". "Resta la preoccupazione che, una volta al potere, si tolga l’abito da agnellino filo-europeo e sveli le sue zanne nazionaliste tornando al protezionismo", scrive dall’altra parte dell’oceano il New York Times .

Le previsioni

Più cauto Bill Emmott, lo storico direttore dell’ Economist che negli anni del berlusconismo rampante firmò la copertina nella quale si definiva Silvio "inadatto a governare". "Non sono d’accordo con Goldman Sachs – dice –, una vittoria della destra è ‘nel prezzo’, solo una sorpresa fa muovere i mercati all’inizio di una legislatura". Concorda l’economista della Bocconi, Massimo Bordignon: "Non ci sarà nessun effetto perché la vittoria del centrodestra è ampiamente prevista, gli analisti aspetteranno di vedere il nuovo governo all’opera". Leggermente diverso l’avviso del collega Giuseppe Berta, secondo il quale "scossoni sui mercati sono possibili, sebbene non scontati". D’altra parte, argomenta, "instabilità e forti tensioni sono molto probabili nel medio termine".

L’importanza dei nom​i

E non tanto, sostiene il docente, per quanto sta scritto nei programmi dei partiti della coalizione, "che servono solo in campagna elettorale", quanto piuttosto "per la storia e l’immagine dei leader". I nomi e i cognomi contano, dunque. Non solo prima, ma soprattutto dopo l’appuntamento elettorale. "Tutti noi all’estero aspettiamo di conoscere le scelte che saranno fatte per i ministeri", svela Emmott. Bordignon va al punto: "Dovranno nominare un ministro del Tesoro competente".

Le prove d'esame

Poi arriveranno le prove d’esame vere e proprie. "Se il centrodestra sfondasse il bilancio – ipotizza il professore universitario –, la situazione potrebbe ingarbugliarsi; e lo spread salirebbe rapidamente nel caso in cui l’esecutivo si scontrasse con la Commissione europea per la revisione del Pnrr". Secondo Giuseppe Berta, "i maggiori timori all’estero sono suscitati dalla visione dell’Europa di Fratelli d’Italia e Lega". Bordignon completa il discorso: "Un governo di centrodestra sarebbe molto più isolato in Europa e ciò che avremmo potuto ottenere con Draghi, dalla riforma delle regole fiscali al tetto al prezzo del gas, non lo otterremmo più".

I fatti del 2011

Si vedrà. Intanto, parole come Europa e spread evocano la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, l’ultimo di centrodestra. La letterina della Bce fece epoca, si parlò di spallata dei mercati. Uno scenario riproponibile? "Non credo", risponde Berta, e Bordignon gli fa eco: "Al momento non stiamo affrontando una crisi finanziaria come quella del debito del 2011, e nel frattempo sono stati introdotti strumenti per farvi fronte".

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