Ue, Gentiloni: "Stop al gas russo costerebbe il 2,5% della crescita"

Taglio delle stime anche per l'Italia: la crescita nazionale si fermerebbe al 2,4% nel 2022

Bruxelles, 16 maggio 2022 - Lo stop al gas russo potrebbe costare il 2,5% della crescita e il 3% del tasso di inflazione per l'Unione Europea. Sono le previsioni aggiornate per la primavera della Commissione europea. Rispetto all'ultimo report, pubblicato due settimane prima dello scoppio della guerra in Ucraina, le nuove stime della crescita sono più basse, quelle dell'inflazione invece più alte.

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Paolo Gentiloni (Imagoeconomica)
Paolo Gentiloni (Imagoeconomica)

Le previsioni considerano diversi scenari. "Lo scenario di base non prevede alcuna grande interruzione di fonti di energia nell'orizzonte previsionale", ha detto il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, durante la presentazione delle proiezioni di primavera. "Il forte rimbalzo economico dello scorso anno avrà un effetto positivo duraturo sulla crescita delle tariffe quest'anno. Un mercato del lavoro forte, la riapertura post-pandemia e il Piano di ripresa e resilienza nazionale dovrebbero fornire ulteriore sostegno alle nostre economie e contribuire a ridurre il debito pubblico e i disavanzi", ha spiegato. 

Nello scenario "più severo" di uno stop della fornitura di gas dalla Russia, "i tassi di crescita del Pil sarebbero di circa 2,5 e 1 punto percentuale al di sotto del valore i riferimento previsto rispettivamente nel 2022 e nel 2023, mentre l'inflazione aumenterebbe di 3 punti percentuali nel 2022 e di oltre un punto percentuale nel 2023 al di sopra del valore di riferimento proiezione", ha affermato Gentiloni. 

"Come Commissione abbiamo varato il sesto pacchetto di sanzioni, in cui non si parla di gas ma di petrolio - precisa il commissario - e stiamo lavorando per arrivare a rendere questa proposta condivisa dall'insieme dell'Ue. Nulla è escluso in futuro, certamente io come commissario all'Economia misuro anche le conseguenze che avrebbe un rischio sulle forniture di gas, che sono più difficili da sostituire rispetto a quelle del petrolio", conclude. 

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Per quanto riguarda l'Italia, secondo il report è "uno dei maggiori importatori di gas naturale russo tra i paesi dell'Ue" e "sarebbe gravemente colpita da brusche interruzioni dell'approvvigionamento". Di fatti, la crescita del Pil nazionale dovrebbere fermarsi al 2,4%: un ribasso notevole rispetto alle stime invernali, che prima della guerra prevedevano una crescita del 4,1%. "Gli effetti di ricaduta dell'aggressione militare russa contro l'Ucraina aggravano le interruzioni della catena di approvvigionamento e le pressioni sui prezzi esistenti", si legge nel capitolo dedicato all'Italia. Le proiezioni sono poco promettenti anche per il 2023. Secondo le ultime stime la crescita tricolore dovrebbe subire un'ulteriore frenata l'anno prossimo e si attesterebbe all'1,9%.

Intanto il tasso di inflazione dovrebbe salire vicino al 6% quest'anno e raggiungere una media del 2,3% nel 2023. "Si prevede che il disavanzo pubblico e il debito diminuiranno al 4,3% e al 146,8% entro il 2023, poiché il sostegno politico correlato alla pandemia verrà gradualmente eliminato, ma rimarrà comunque ad alti livelli", afferma la Commissione. 

Tuttavia, "le nostre previsioni sono soggette a rischi e incertezze molto elevati e sono possibili altri scenari, in cui la crescita potrebbe essere più bassa e l'inflazione più alta di quanto prevediamo oggi. In ogni caso, la nostra economia si trova ancora in una situazione tutt'altro che normale", ribadisce il commissario Gentiloni.