Il Cremlino attacca la Ue (divisa sulle sanzioni)

L’Ungheria non cede sul petrolio russo, slitta il nuovo pacchetto di misure. E Lavrov alza la voce: "Bruxelles sempre più aggressiva"

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di Luca Bolognini

L’Ungheria blocca il sesto pacchetto di sanzioni, quello che dovrebbe contenere l’embargo sul petrolio russo. Il condizionale è più che mai d’obbligo, perché pur di far approvare le nuove restrizioni la Ue starebbe considerando di congelare le discussioni sull’oro nero e procedere con le altre misure. "Il processo decisionale dell’Unione europea – spiega Serena Giusti, docente di relazioni internazionali alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e analista dell’Ispi – prevede l’unanimità. Questo rende difficile avere posizioni comuni compatte. Budapest è vicina a Mosca, anche perché è preoccupata dalla situazione economica interna. Un timore che condividono altri Paesi. La questione di fondo è capire fino a che punto i cittadini dei vari Stati saranno in grado di sostenere il costo delle sanzioni".

Anche perché il conflitto in corso in Ucraina ha di fatto provocato una guerra economica tra Europa e Russia, che si sta allargando sempre di più. "Più attori prendono posizione e partecipano alla guerra indirettamente, più cambiano gli obiettivi. Inizialmente la Russia voleva promuovere un cambio di regime in Ucraina e far sì che Kiev non si avvicinasse troppo alla Ue. Ora – prosegue – lo spettro di attori che possono essere toccati dalla guerra si è ampliato. La posizione forte della Ue fa sì che lo scontro e la tensione con la Russia siano più intensi".

L’escalation è già in atto e la Ue, volente o nolente, ha assunto un ruolo centrale. "La Nato è tornata alla ribalta, visto che nuovi Stati, come Svezia e Finlandia, sembrano voler aderire all’Alleanza. Anche l’Unione europea – fa notare Giusti – è tornata al centro della scena, visto che l’Ucraina vuole diventarne membro". Una richiesta che infastidisce da sempre la Russia, tanto che ieri il ministro degli Esteri Sergei Lavrov è tornato ad attaccare direttamente Bruxelles: "La Ue – ha detto – si è trasformata da una piattaforma economica costruttiva in un attore aggressivo e militante che ha dichiarato le proprie ambizioni ben oltre il continente europeo".

E l’attrito tra Ue e Russia tra pochi giorni arriverà a un punto di svolta: entro la fine di maggio scadranno i pagamenti sul gas consumato in aprile che dovranno essere onorati, secondo il diktat di Putin, con il nuovo meccanismo che prevede l’apertura di due conti (uno in euro e uno in rubli) presso Gazprombank. Da parte di Italia e Germania è trapelata l’intenzione di cedere al ricatto russo. "Ovviamente – sottolinea Giusti – piegarsi alla volontà del Cremlino è un segnale di debolezza". E questo pone l’accento sugli sforzi a lungo termine che l’Europa sta affrontando. "Economicamente sono poco sostenibili, anche perché – conclude Giusti – queste politiche si innestano in una situazione già pesantemente toccata dalla pandemia. Se il conflitto dovesse prolungarsi, sarà sempre più difficile motivare l’opinione pubblica".