Russia a rischio default imminente: cosa significa e quali sono le conseguenze

Fitch declassa ancora il debito di Mosca: lo spettro della crisi del 1998

Roma, 9 marzo 2022 - La Russia rischia il "default imminente": l'agenzia Fitch ha declassato ulteriormente il rating di Mosca che, a causa degli sviluppi della guerra e delle conseguenti sanzioni dell'Occidente, passa da B a C: a breve dunque la Russia potrebbe non essere più capace di ripagare il suo debito. Fitch, come le altre agenzie più importanti di rating, aveva già classificato la Russia come paese a rischio default a inizio marzo, definendo spazzatura ("junk"), i bond russi. 

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L'ulteriore retrocessione a pochi giorni di distanza è conseguente agli "sviluppi che hanno ancor più minato la volontà della Russia di ripagare il proprio debito pubblico". Tra questi sviluppi il c'è decreto approvato in Russia il 5 marzo che potrebbe potenzialmente forzare la ridenominazione dei pagamenti del debito sovrano in valuta estera in valuta locale per i creditori di determinati paesi e la decisione della Banca centrale russa di limitare il trasferimento delle cedole del debito in valuta locale russo ai non residenti. In generale, l'agenzia avverte che l'aumento delle sanzioni e le proposte di limitare il commercio di energia della Russia aumentano la probabilità di una risposta politica del Cremlino che include almeno un default selettivo sui suoi obblighi di debito sovrano. 

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Cosa significa default: le cause 

In economia il default (letteralmente inadempienza) è l'incapacità di un debitore di ripagare le proprie obbligazioni, ovvero il suo debito. Il default di uno Paese sancisce il suo fallimento: lo Stato diventa insolvente verso i propri creditori, non è in grado di restituire il prestito ricevuto. In Russia è già successo nel 1998, anno della grande crisi finanziaria, che ebbe ben altre cause, sebbene, anche in quel caso, ci fosse una guerra - quella in Cecenia - sullo sfondo. Come si è arrivati a questo punto? 

La progressiva inaffidabilità della Russia come debitore è dovuta da una serie di fattori, che sono la conseguenza delle sanzioni imposte a Mosca: la chiusura della Borsa e la caduta del rublo (oggi ha toccato il minimo storico sull'euro), l'impennata dei tassi di interesse imposti dalla Banca centrale russa che hanno raggiunto il 20 per cento, il blocco dei capitali in uscita, il congelamento dell'impiego delle riserve in valuta della Banca centrale russa. A questo si aggiunge l'esclusione dal circuito internazionale dei pagamenti, il cosiddetto Swift. Novità di ieri poi, lo stop delle importazioni di petrolio e gas dagli Stati Uniti e la decisione dell'Europa di smarcarsi progressivamente dalla dipendenza energetica nei confronti della Russia. C'è n'è abbastanza per considerare il debito russo vicino al collasso. 

Una data considerata clou dagli analisti è il 16 marzo, quando scadono cedole per 117 milioni (a fine mese è prevista un'ulteriore tranche di 400 milioni, secondo Milano e Finanza, a inizio aprile, scade un titolo di due miliardi). E' vero che i rimborsi agli investitori esteri possono essere bloccati, pena però un ulteriore aggravamento della crisi finanziaria e un'accelerazione verso il default. 

Quali conseguenze?

La Russia sanzionata ha già annunciato che pagherà in rubli i "creditori cattivi". Se agli investitori esteri cominciassero ad arrivare rubli anche su bond che prevedono il rimborso solo in dollari, o euro, potrebbe essere l'inizio di un terremoto finanziario ancora più grande di quanto sta già accadendo. Ad esempio: le cedole sulle obbligazioni che scadono il 16 marzo non prevedono il pagamento in valuta russa: sarebbe il default tecnico. Il ministero delle Finanze russo ha assicurato qualche giorno fa che "onorerà completamente e nei tempi previsti gli obblighi in materia di servizio e ritiro dei titoli di stato della Federazione Russa" ma il nodo del pagamento in valuta locale e non in dollari resta.

Una dichiarazione di insolvenza implicherebbe un isolamento finanziario del Paese, ancora più grave di quello attuale. Lo status di default viene superato con difficoltà, ed etichetta in maniera stabile uno Stato. Scope crede che le conseguenze economiche, finanziarie e politiche della crisi in corso "danneggeranno gravemente le prospettive macroeconomiche di medio periodo, la stabilità finanziaria e le condizioni di investimento già deboli della Russia, determinando un accesso ridotto ai mercati finanziari e dei capitali esteri, maggiori deflussi di capitali, controlli sui capitali, condizioni finanziarie più restrittive e riserve finanziarie ridotte" (Quifinanza.it).

Ma le conseguenza non ci sarebbero naturalmente solo per la Russia. Nota il Corriere.it che Mosca ha l'equivalente di "duemila miliardi di dollari di debiti (esclusi quelli delle banche) e 700 miliardi di debiti sotto forma di bond, secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali. Una parte consistente di questi titoli sono in Occidente, senza considerare l'esposizione delle società americane o europee su asset azionari russi". Certo, la Banca centrale europea e la Federal Reserve sono pronte a versare liquidità in tempi brevissimi, anche verso le banche centrali dei Paesi più vicini alla Russia in termini di scambi: Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca. Ma un effetto boomberang è certo. 

Altro capitolo riguarda le contromosse alle sanzioni che potrebbe prendere la Russia: Putin ha in parte già annunciato che chiuderà i rubinetti del suo gas da cui dipende l'Europa. Il rischio di una crisi energetica nell'Ue e in Italia è concreto. 

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Alla luce dell’intensificarsi delle violenze e della conseguente emergenza umanitaria in Ucraina, le testate del Gruppo Monrif (Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità della popolazione ucraina. 

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