Giovedì 25 Aprile 2024

Suarez inguaia la Juve: "Era un esame farsa" E ora la procura va in pressing sui dirigenti

Perugia, il campione sentito in videoconferenza con l’aiuto dell’interprete. L’ipotesi investigativa: alla società una soffiata sull’indagine

di Erika Pontini

Prima della prova d’esame di italiano per la certificazione B1, indispensabile per ottenere la cittadinanza e ’volare’ alla Juventus, Luis Suarez aveva ricevuto dai professori dell’Università per Stranieri il pdf con i quesiti, come già emerso dalle indagini. E ieri ai pm della procura di Perugia l’attaccante uruguaiano ha confermato: "Le domande dovrebbero essere quelle". Assistito da un interprete perché l’italiano sembra non lo parli proprio, il ’pistolero’ ha risposto in spagnolo per oltre un’ora alle domande, in videoconferenza, ripercorrendo quei 15 minuti incriminati. Una ’recita’, secondo i magistrati, che hanno confrontato il file inviato al bomber con il video intercettato dell’esame in cui Suarez commenta i quattro scenari concordati. E all’immagine sulla famiglia il calciatore illustra: "Ci sono 4 persone. Papà, mamà e bambino e bambine a fare cibo... il supermercato, la spesa. A mangiare il bambino porta cocumella".

Anche se – secondo quanto emerge – il vero cuore della deposizione sono stati i tempi della trattativa tra il manager di Suarez e il club torinese che sarebbe stata conclusa tra il 28 e il 29 agosto un preliminare di accordo milionario, sintomo dell’interesse cogente della Juve per far entrare in squadra il campione, allora al Barcellona. Intesa scemata repentinamente proprio a cavallo tra il 14 e il 15 settembre (poche ore prima dell’esame-farsa del 17) quando il manager – sentito anche lui come persona informata sui fatti – venne informato dal ds, Fabio Paratici del cambio di rotta. "Paratici l’ha chiamato stamattina e gli ha detto che per fare la cittadinanza ci vuole un mese, gli ha proposto di aspettare 6 mesi.... sono sotto choc, la mia sensazione è che la Juventus lo sta scaricando… si accorge oggi che per la cittadinanza ci vuole un mese, mi sembra poco credibile", rivelerà la professore Stefania Spina, indagata e sospesa per la presunta combine, intercettata dalla Finanza.

Il quartier generale del club – gli avvocati Maria Turco e Luigi Chiappero – ha sostenuto che il mancato ingaggio derivò dai tempi necessari per la cittadinanza ma la procura, guidata da Raffaele Cantone, sospetta che l’improvviso cambio di passo fosse dovuto alla conoscenza, da parte della Juve, dell’indagine in corso "nel lasso temporale tra l’8 e il 14 settembre". Proprio in quei giorni infatti l’avvocato Turco, iscritta nel registro delle notizie di reato quale istigatrice del reato di falso, spiegava ai vertici dell’UniStra che la ’linea Torino’ era quella che Suarez, l’esame "lo deve dare esattamente come una persona che di mestiere non tira il pallone", mentre pochi giorni prima incalzava: "Dobbiamo fargli una roba da principianti". Proprio in quei giorni – racconterà la vice-prefetta del Dipartimento dell’Immigrazione Antonella Dinacci a cui la Juve si era rivolta per la cittadinanza – l’avvocato Chiappero ’scomparve’ dopo aver mosso i vertici del Viminale. "Non avendo più ricevuto notizie, siccome il prefetto continuava a chiedermi aggiornamenti, chiamai Chiappero al cellulare senza ottenere alcuna risposta".

Una serie di passaggi investigativi che fanno scrivere alla procura che Chiappero e Paratici, entrambi indagati per false dichiarazioni al pm, hanno messo in atto "gravi condotte di inquinamento probatorio". Il ds infatti disse di non essersi mai interessato per la questione-cittadinanza quando lo stesso ministro Paola De Micheli ha ammesso davanti ai pm (lo scorso 13 novembre) di aver ricevuto la chiamata dell’"amico di infanzia Paratici" che le chiedeva un contatto al ministero dell’Interno. Nell’inchiesta sull’esame farsa la procura ha già ottenuto dal gip la sospensione per 8 mesi della Rettice, Giuliana Grego Bolli che nei giorni scorsi si è dimessa, del dg, Simone Olivieri e della stessa professoressa Spina. La docente che preparò il campione e quasi si vantava con amici e colleghi: "Non spiccica na’ parola, ma mica lo bocciamo".