Omicron, ospedali sotto stress per i ricoveri. Ecco cosa sta succedendo

I medici invocano il lockdown. Al Cervello di Palermo esauriti i letti in terapia intensiva, a Catania le postazioni dell'ossigeno. Fnomceo Napoli: "Centinaia di telefonate al giorno, siamo in burnout"

Roma, 7 gennaio 2022 - Variante Omicron, ospedali sotto stress per i ricoveri. Pesano i non vaccinati ma non solo. "Siamo in un baratro. Le postazioni di ossigeno sono esaurite, per ora ci stiamo aiutando con le riserve. Ma la situazione è molto pesante. Il pronto soccorso è saturo di pazienti Covid, in terapia intensiva rimangono pochi posti. È in corso un vertice, si cerca una soluzione, potrebbe essere aperto un altro ospedale dedicato al virus in provincia di Catania. In questa condizione vogliono riaprire le scuole? Una follia. Impensabile non ci si accorga di quel che sta succedendo nel Paese". 

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La sintesi è firmata da Sandro DiStefano, primario di Pneumologia al Cannizzaro di Catania. Spiega al telefono: "Così è un disastro. Non solo perché si tolgono posti letto ad altre specialità. C'è anche un altro dato molto importante. Ormai cardiopatici e diabetici hanno paura a venire in ospedale per curarsi. Temono il contagio".

Filippo Anelli, presidente nazionale di Fnomceo, la federazione Ordine dei medici, dà voce alla "forte preoccupazione" dei colleghi "per il picco atteso verso la metà del mese". Ospedali in sofferenza "a Napoli, Palermo, Firenze, in Liguria, in Lombardia. Molti reparti si stanno trasformando in reparti Covid, con conseguente trasferimento del personale. Nelle terapie intensive, il 16% dei posti è occupato da pazienti Covid, limitando la possibilità di usufruirne ai pazienti delle urgenze (infarti, ictus, interventi chirurgici urgenti, complicazioni del parto, incidenti stradali…). Tutto questo ha come conseguenza l’allungamento delle liste d’attesa". Solo che il Covid "non ha mandato in pensione le altre malattie".

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Il caso Sicilia

Parole pesantissime quelle di Vincenzo Provenzano, direttore di Medicina e Diabetologia dell’ospedale ‘Civico’ di Partinico e direttore medico del Covid hospital: “A chi ci governa faccio un appello: serve un lockdown di 15-20 giorni. In caso contrario non usciremo da questa situazione e si rischia tra un paio di settimane, quando arriverà il picco dei contagi dopo le festività natalizie, di trovarci davanti a una catastrofe”

Baldo Renda, primario Rianimazione all'ospedale Cervello di Palermo, che è un Covid hospital, da ieri mattina non ha più posti letto in terapia intensiva. "Sono 16, tutti occupati - chiarisce al telefono -. Chi deve essere intubato, in questo momento viene trasferito a Partinico". In regione sono state aperte tre tende da campo,  "punti medici avanzati", li definisce il commissario all'emergenza, Renato Costa. "Sono attrezzati con sei-otto posti, i pazienti sono monitorati, il medico decide se ricoverarli o meno, così si snelliscono i tempi e non si tengono occupate le ambulanze". Sono state sistemate davanti all'ospedale Cervello, al Civico e a Partinico. Per il commissario la situazione "è impegnativa ma non drammatica"

Ospedali e 118

Cambiano i toni ma il fronte medico-scientifico è compatto e avvisa la politica: non c'è tempo da perdere. Un viaggio negli ospedali d'Italia conferma una situazione che si aggrava con il passare dei giorni. Mario Balzanelli, presidente del 118, parla di una corsa contro il tempo. "La situazione è molto complicata. Vero, la pressione sulla rete ospedaliera al momento è contenuta rispetto alle fasi precedenti.  In generale, abbiamo ancora margini ampi di gestione dei posti letto, soprattutto nelle terapie intensive. Ma l'aumento vertiginoso dei contagi preoccupa, gli ospedali rischieranno di scoppiare lo stesso, proprio perché i numeri complessivi sono altissimi". 

Come evitare il rischio? "Intanto ristabilendo una linea comunicativa unitaria - suggerisce Balzanelli -. Primo: il vaccino non rende immuni, questo è ampiamente dimostrato. Anche chi ha fatto tre dosi può infettarsi e infettare. Quindi anche i vaccinati devono mantenere altissima la guardia, non ritenersi invulnerabili ed essere responsabili nei comportamenti. Non si può far finta che ormai non ci sia più bisogno di non rispettare le regole. Finora la comunicazione è stata fuorviante, abbiamo persino chiamato l'app Immuni". Tra le raccomandazioni di Balzanelli: "La mascherina Ffp2 dovrebbe essere obbligatoria anche nelle scuole". La richiesta nei giorni scorsi era stata avanzata anche da Antonello Giannelli, presidente dell'Anp. "E bisogna proteggere gli occhi - avvisa Balzanelli -. Perché il virus passa anche da lì".

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Medici di famiglia

Ma non c'è solo il fronte ospedaliero.  "Siamo in burnout, ricevo una media di duecento telefonate al giorno - è il report di Silvestro Scotti, presidente di Fnomceo Napoli -. Prima di Natale avevo il 10% di pazienti positivi, oggi sono arrivato al 16 % . Si parla solo delle file in ospedale ma io ho 70 persone positive al Covid, nessuno di loro è ricoverato. E chiedono consulti continui, anche per le pratiche amministrative.  Ormai è saltato il sistema di tracciamento". Infatti: "Ho  40 pazienti segnalati ma non sono programmati i tamponi per farli uscire dall’isolamento. E allora cosa succede? Restano così o si rivolgono ai privati. Perché è l'ufficiale sanitario dell'igiene pubblica a dover controllare che il paziente sia asintomatico, non i medici di famiglia. Se le regole prevedono di fare il tampone dopo dieci giorni, a condizione che negli ultimi tre non si siano avuti sintomi, è il pubblico ufficiale a dover chiamare e chiedere: lei ha avuto la febbre? Solo dopo è programmabile il tampone. Ma non funziona così. Ho appena messo giù il telefono, una signora mi ha chiamato per chiedermi se poteva entrare nella stanza del genero, positivo, perché quella camera dà sul balcone, l'unico di casa. Ma può essere, così?".