Omicidio Lecce, ha confessato l'assassino di Daniele ed Eleonora: "Erano troppo felici"

"Sì, sono stato io. Li ho uccisi perché erano troppo felici. Mi è montata la rabbia". In carcere il presunto killer: è uno studente di 21 anni ex coinquilino dell'arbitro ucciso. Il cronoprogramma nei bigliettini persi. Gli inquirenti: "Sadico e insensibile". Il giorno dei funerali ha partecipato ad una festa

Giovanni Antonio De Marco (dal sito Ansa.it)

Giovanni Antonio De Marco (dal sito Ansa.it)

Lecce, 29 settembre 2020 - "Si, sono stato io". E' notte fonda quando Antonio De Marco - lo studente 21enne fermato lunedì sera con l'accusa di essere il killer che ha ucciso con 60 coltellate l'arbitro di calcio Daniele De Santis e la sua fidanzata Eleonora Manta - confessa il duplice brutale delitto davanti al procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, che lo sta interrogando nella caserma dei carabinieri. Ieri sera al termine della conferenza stampa era stato lo stesso Procuratore ad augurarsi che il giovane potesse confessare. Quando De Marco è uscito in macchina per essere portato in prigione, una piccola folla di amici e conoscenti della due vittime ha inveito contro di lui. L'avvocato difensore del presunto omicida, Andrea Starace, ha detto che De Marco "è molto provato ma ha risposto alle domande".

La confessione

"Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia". Sarebbero queste le parole con le quali De Marco avrebbe motivato agli investigatori l'assassinio. Lo si apprende da fonti investigative. Il movente resta peraltro ancora tutto da chiarire. Come è incomprensibile la ferocia con la quale Daniele ed Eleonora sono stati uccisi.

L'arbitro Daniele De Santis e la fidanzata Eleonora Manta (Fotogramma)

A una festa il giorno dei funerali

Una cosa è certa. Sabato scorso, il giorno dei funerali di Daniele ed Eleonora, lo studente è apparso sorridente e sereno a tavola con i colleghi a poche ore dalla fine delle esequie. Sabato sera in un locale ha infatti partecipato alla festa di compleanno di una sua collega tirocinante presso la scuola infermieri del Vito Fazzi di Lecce. Tranquillo come se nulla fosse successo.

"Voleva torturarli"

Intanto emergono nuovi particolari agghiaccianti del duplice omicidio. Secondo gli inquirenti, infatti, il giovane 21enne, ex coinquilino dell'arbitro ucciso, voleva immobilizzare, torturare e uccidere, per poi ripulire tutto con detergenti e lasciare una scritta sul muro con un messaggio per la città. Era questa - stando alle prime risultanze d'indagine - la folle azione dimostrativa che De Marco avrebbe programmato per la sera del 21 settembre scorso quando i due sono stati trucidati con decine di coltellate

E' stato lo stesso procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris, a fare cenno a delle fascette stringitubo ritrovate in casa, materiale che poteva probabilmente servire all'omicida appunto per legare le due vittime e, forse, torturarle, seguendo un macabro disegno. "L'azione è stata realizzata con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di pietà verso il prossimo". Nel provvedimento di fermo firmato dalla pm Maria Consolata Moschettini si parla di "sadismo e macabra ritualità".

Il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris (Ansa)

Il movente

Secondo l'agenzia Agi, il duplice omicidio potrebbe essere stato motivato da semplice quanto inossidabile e feroce desiderio di "vendetta". "Il 3 luglio - si legge nell'ordinanza di custodia cautelare - sul proprio profilo personale del social network Facebook Giovanni Antonio pubblicava un post tratto dal blog 'Universo psicologia' dal titolo 'il desiderio di vendetta' che stigmatizzava tale sentimento, riportando il seguente commento: 'Un piatto da servire freddo... è vero che la vendetta non risolve il problema ma per pochi istanti ti senti soddisfatto' accompagnandolo con due faccine sorridenti". Ancora sul movente non ci sono peraltro certezze. Gli inquirenti ipotizzano anche la possibile invidia e la gelosia nei confronti della coppia. Ipotesi questa corroborata dalle prime parole dello studente.

Nuove perquisizioni

I carabinieri di Lecce, anche con il supporto della sezione investigazioni scientifiche, hanno effettuato stanotte delle perquisizioni nella nuova abitazione di Antonio De Marco. Il giovane, studente universitario di Scienze infermieristiche, originario di Casarano, era andato ad abitare da poco nel nuovo appartamento, una villetta che si trova proprio non lontano dall'ospedale 'Vito Fazzi' dove seguiva le lezioni. Per quasi un anno e fino ad agosto aveva soggiornato in affitto in una stanza dell'appartamento nel quale è avvenuto l'omicidio, convivendo con Daniele De Santis. Su richiesta di Daniele, lo studente aveva lasciato l'appartamento ad agosto e si era trasferito in un'altra casa sempre a Lecce. Da allora avrebbe cominciato a pianificare l'omicidio.

La dinamica: finiti senza pietà

L'assassinio è "avvenuto... in poco meno di dieci minuti". Questo "arco temporale" viene sottolineato nell'ordinanza di custodia cautelare. "Poco dopo - afferma una testimone, che aveva osservato il crimine dallo spioncino della propria porta d'ingresso dopo aver sentito delle urla - notavo una figura che si trascinava sulle scale, non capivo chi potesse essere. In tale frangente notavo una persona che si avvicinava e lo colpiva più volte e sentivo la persona per terra che implorava il soggetto che lo stava colpendo dicendogli più volte 'basta, basta, basta!'". "Subito dopo - prosegue la testimone - sempre dallo spioncino, ho notato questa figura, con passo normale e apparentemente tranquillo, che scendeva le scale. Lo stesso indossava una felpa nera, presumo che teneva il cappuccio poiché ho visto l'intera figura scura, aveva uno zainetto sulle spalle di colore giallo con degli inserti grigio/argento. Penso che poteva essere alto circa 1,75 metri, di corporatura normale anche se ho notato che aveva delle spalle larghe".

Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il 21 enne è entrato in casa, dove i due giovani stavano cenando, con un duplicato delle chiavi e ha sferrato le prime coltellate contro Daniele in cucina. De Marco ha colpito più volte i fidanzati con il coltello, li ha inseguiti mentre cercavano disperatamente di fuggire per poi finirli sulle scale della palazzina dove la coppia viveva. Lo scrive il pm nel decreto di fermo parlando di una "totale insensibilità ad ogni richiamo umanitario" da parte del 21enne.

I bigliettini

Decisivi ai fini dell'inchiesta sono stati cinque foglietti persi durante l’accoltellamento dei due ragazzi. Ha spiegato il procuratore: "Su quei pezzi di carta era segnato l’itinerario per evitare le telecamere, secondo uno studio che dimostra la programmazione dell’azione". 

"Scendo dalla fermata attraversi e ria-attraversi in diagonale poco prima del bar in via V. Veneto c'è il condominio a dx a fine strada attento di fronte passare velocemente sul muro a sx". In questo modo Antonio De Marco aveva pianificato il proprio disegno criminoso in quel che l'ordinanza di custodia cautelare, che l'agenzia Agi ha potuto leggere, ha definito il "cronoprogramma" del delitto. "Il percorso ricostruito dalle immagini - si legge nell'ordinanza - acquisite nel corso delle indagini... appare inequivocabilmente compatibile con il contenuto di uno dei cinque foglietti manoscritti rinvenuti nel corso dei rilievi effettati sulla scena del crimine". In questi fogli erano "descritti il percorso adducente al condominio di via Montello n.2, nonché le modalità e l'arma con cui (De Marco, ndr) intendeva consumare l'intera azione criminosa".

Daniele tentò di chiedere aiuto

Daniele De Santis "dopo essere stato ferito" tentò "invano di chiamare aiuto mediante il telefono". Lo afferma l'ordinanza di custodia cautelare. Ma De Santis, spiegano i magistrati, non riuscì "a sbloccare il dispositivo e, nello stringere in mano lo smartphone" schiaccio' "involontariamente" dei pulsanti, inviando così al dispositivo stesso uno screenshot dello schermo bloccato.

Un ragazzo schivo e introverso

"Un ragazzo schivo, timido, introverso". Così i vicini di casa di Casarano (Lecce) descrivono Antonio De Marco. La casa in via Sciesa dove abitano i genitori (non ancora ascoltati), la madre Rosa e il padre Salvatore, un falegname, è completamente chiusa. Le tapparelle sono abbassate e non si sentono rumori. Da quanto si apprende, l'omicida reo confesso nei giorni seguenti il delitto avrebbe continuato a frequentare regolarmente le lezioni in ospedale senza destare alcun sospetto. Proprio in ospedale è stato fermato dai carabinieri alle 22 di lunedì. Ai militari dell'Arma non ha opposto resistenza. E' parso rassegnato. Inevitabilmente nel prosieguo dell'inchiesta si discuterà sul profilo psichico dello studente. A detta del comandante dei carabinieri di Lece, il colonnello Paolo Dembech, De Marco non aveva mai dato segni di squilibrio, nè aveva precedenti di sorta.

Il sindaco: "Sconvolto"

"La notizia del fermo arrivata ieri sera ha sconvolto tutto il paese, qui la gente è incredula". A dirlo all'Adnkronos il sindaco di Casarano Ottavio De Nuzzo.