Marmolada, l'esperto: "Sì, è un crollo annunciato"

Il prof Massimo Frezzotti: negli ultimi 70 anni il ghiacciaio ha perso oltre l’80% del suo volume. "Con questi trend gli ultimi studi ci dicono che potrebbe scomparire tra il 2030 e il 2050"

"Tutti i ghiacciai del mondo si stanno ritirando in maniera significativa e sulle nostre Alpi il trend non fa eccezione. Anzi, il trend è in aumento e in maniera molto rapida". Il professor Massimo Frezzotti di Roma Tre, alle spalle 14 spedizioni in Antartide e 7 anni di presidenza del Comitato glaciologico italiano, è uno dei testimoni della progressiva riduzione della criosfera, il mondo dei ghiacci.

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Il professor Massimo Frezzotti
Il professor Massimo Frezzotti

Professor Frezzotti, è sorpreso dall’ennesimo crollo di un ghiacciaio alpino?

"Per nulla. I numeri sono chiarissimi. Per la Marmolada basta guardare i dati recentemente pubblicati dell’università di Padova. Negli ultimi 70 anni quel ghiacciaio ha perso oltre l’80% del suo volume. La sua superficie è passata dai circa 500 ettari stimati nel 1888 ai 123 ettari del 2018. Dal 2010 al 2020 il fronte è arretrato in media di 10 metri l’anno. E questo significa che, con l’andamento del cambiamento climatico che ben conosciamo, la sorte della Marmolada è segnata".

In quanti anni?

"Con un trend di riduzione di superficie come quello degli ultimi 100 anni, ovvero 3 ettari all’anno, la scomparsa del ghiacciaio è stimabile al 2060, ma con il trend degli ultimi 10 anni, ovvero 5 ettari all’anno, la fine va anticipata al 2045. Ma c’è di peggio. Con il trend degli ultimi 3 anni, 9 ettari all’anno, buona parte del ghiacciaio potrebbe scomparire già nel 2031-2033. Diciamo che quel ghiacciaio scomparirà tra il 2.030 e il 2.050 e questo vale per tutti i ghiacciai alpini al di sotto dei tremila metri".

C’è la speranza che il trend si possa invertire?

"Se smettessimo di immettere gas serra in atmosfera, magari anche riassorbendo la quantità in eccesso con riforestazione e altri interventi, se ascoltassimo le raccomandazioni degli scienziati dell’Ipcc, il trend si potrebbe rallentare e, nel medio lungo periodo, si potrebbe anche invertire. Purtroppo le emissioni continuano ad aumentare. Il che significa che la temperatura continuerà a crescere, che nevicherà di meno, i ghiacciai continueranno a ridursi, le ondate di calore saranno più intense. Faccio presente che siamo ad inizio luglio e sulla vetta della Marmolada c’erano dieci gradi, una condizione che può capitare semmai a metà agosto. Non è normale".

E questo ha effetti pesanti anche sulla siccità.

"Ovviamente. Laddove esistono, ghiacciai, come la neve, sono il serbatoio dei fiumi durate il periodo estivo. È un serbatoio di grande importanza per il ciclo idrologico. Se i ghiacciai si riducono, il flusso dei fiumi si riduce ed è più complicato far fronte alla piovosità in calo. Questo riduce l’acqua a disposizione per usi irrigui e non irrigui e determina anche un riduzione della produzione idroelettrica e termoelettrica: anche alcune centrali a gas hanno dovuto interrompere la produzione per colpa della mancanza di acqua nel Po. Quindi, accanto al dramma toccato agli alpinisti, alla terribile perdita di così tante vite umane, c’è un problema che riguarda tutta la nostra società. È essenziale iniziare a pensare anche a interventi di adattamento ai cambiamenti climatici".

Ci sono altri impatti sulla popolazione?

"L’innalzamento delle temperatura ha effetti sulla disponibilità di acqua nel periodo estivo, sull’agricoltura, sulla stabilità dei versanti, sul turismo, ma ha anche un effetto sull’innalzamento del livello del mare, che tra il 2006 e il 2015 è stato di 3,6 millimetri all’anno, in crescita rispetto ai decenni precedenti. Può sembrare poco, ma ci sono situazioni limite, il delta dei grandi fiumi asiatici ad esempio, dove un innalzamento di poche decine di centimetri mette a rischio decine di milioni di persone, determinando fatalmente migrazioni ambientali".

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