Martedì 23 Aprile 2024

Ma il diritto di espressione non va in pausa

Marcella

Cocchi

E se poi, messe a tacere tutte le idiozie e le contestazioni, ci ritrovassimo sì sulla retta via del metodo sperimentale scientifico anti Covid ma come in “1984“ di Orwell, in una specie di repubblica dello psicoreato? Vietato persino immaginare un dubbio, proibito ascoltare chi vuole agire diversamente, abolito il litigio. Sarebbe questa una via percorribile per una democrazia? No. Senza garantire forme di protesta, per quanto possano essere sgradite, assurde o aberranti; senza concedere la libertà del dissenso altrui, ammesso che non sconfini in incitazione alla violenza, in diffamazione, in apologia del fascismo; senza garantire insomma la libertà di espressione che è tutelata dalla nostra Costituzione, saremmo in una democrazia in vitro.

Stupisce che intelligenti politici (come Monti) o acuti giornalisti (come Mentana e Maggioni) mettano in dubbio la possibilità di dare voce al dissenso. I No vax dicono cose pericolose e false? Vero. Sembrano irremovibili nelle loro contorsioni complottiste? Vero. Però li si metta a tacere con il contraddittorio, con l’onestà di resocontare quanto è noto sulla base delle fonti più attendibili. Il bavaglio non porterà a una Rivoluzione francese del buonsenso. Potrebbe invece accendere più rabbia irragionevole, nei social dei tuttologi o nelle piazze degli irriducibili. Questo non significa mettere sullo stesso piano le argomentazioni di un medico, per esempio, con quelle di un sedicente esperto del “male“ dei vaccini. Non vuol dire inaugurare l’uno vale uno del pensiero. Libertà non è fare quello che ci pare, certo. Ma attenzione: vale anche per chi sta dalla parte giusta.