Covid, lo scandalo delle mascherine statali. Altre 2 miliardi parcheggiate in Posta

Tra quelle inviate nelle scuole e quelle stoccate nei magazzini ce ne sono quasi 4 miliardi: inutilizzate

Domenico Arcuri

Domenico Arcuri

Un miliardo e 825 milioni di mascherine destinate in larga parte alle scuole stoccate nei magazzini delle Poste. Si aggiungono a un altro miliardo e 900 milioni di pezzi consegnati a 19.054 sedi scolastiche di tutta Italia (appena 9 milioni quelle extra, tra forze dell’ordine e Camera). Medie e licei invasi da scatole di materiale infiammabile, qualche preside disperato le ha rimandate indietro (800mila pezzi). Con la fine delle lezioni la distribuzione alle scuole sarà sospesa. Ma le chirurgiche ribattezzate dai ragazzi giarrettiere – o assorbenti – continueranno ad essere prodotte e immagazzinate. Perché il contratto firmato dall’ex commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri e in scadenza a settembre non prevede sospensioni, si va avanti ad oltranza al ritmo di 130 milioni di pezzi a settimana. È andata così anche quando gli studenti facevano didattica a distanza. A meno che, com’è auspicabile, qualcuno non decida diversamente.

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In tutta Italia è una rivolta di genitori e studenti. Le mamme stendono le chirurgiche come fossero panni da bucato (maleodoranti). Le usano per spolverare. Se proprio sono di buon umore, le indossano giusto qualche minuto per correre al cancello a ritirare il pacco del corriere, "ma sulla strada del rientro si è già rotto l’elastico". Pacchi di mascherine intonse sono imbucate nei cassetti di casa più remoti. Nicola Penta, papà di un bimbo che va in terza elementare, ha cominciato a restituirle. "La prima cosa che colpisce, appena aperta la confezione, è l’odore sgradevole. Mio figlio aveva comunque anche difficoltà a indossarle. Aveva perché le abbiamo usate tre volte e mai più. Gli elastici erano un tormento. Le ultime sono arrivate poche settimane fa, lo stesso cattivo odore come di plastica, qualcosa di chimico... Oggi le compriamo noi. Chirurgiche tradizionali, sigillate una per una. Non come queste che sono confezionate tutte assieme, in una sola busta. Ultimamente a scuola hanno ricevuto mascherine per adulti, c’era scritto proprio sulla confezione. Ma non puoi dare a dei piccini le protezioni da grandi. A parte la taglia erano identiche, lo stesso odore. Così le abbiamo rimandate indietro. Sono sincero, all’inizio le buttavo". C’è chi ultimamente ha ricevuto un tipo diverso, con il ferretto. Meglio? No, provocava eruzioni cutanee. Un tormento. Anche perché i bambini, con l’orario lungo, devono indossare la mascherina come minimo otto ore.

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Chiara Rubbini, mamma di una ragazzina in terza media, confessa: "Le ho archiviate in un cassetto, in attesa di capire cosa farne. Mia figlia non le vuole. Fanno una puzza terribile, si rompono. Così compriamo quelle chirurgiche in farmacia, aderiscono al viso molto meglio e permettono di respirare. Nessuno da quel che so le usa. Così questi pacchi giacciono inutilizzati a casa di tutti. Questi sono soldi assolutamente spesi inutilmente. Penso a chi ha due figli...". È il caso di Eva Zuppiroli Sarti, mamma anche di due gemelli in prima media oltre che di due ragazzi grandi. "Le ultime che sono arrivate questa settimana non si possono proprio indossare – racconta –. Puzzano di cloro. Come aprire una boccia di candeggina. Sicuramente è lo sbiancante usato dalla fabbrica, perché la cellulosa nasce marrone. Si vede che hanno esagerato, non so cos’altro pensare". Le conta: "Una, due, dieci, quindici... ne ho diciassette pacchi. Quelle di prima non facevano questo odore. Me le tengo qui in casa, le uso per spolverare. Una mamma aveva proposto di darle in beneficenza. Ho detto mi rifiuto, se non vanno bene per noi... Mi fa piacere che tu Stato mi procuri questa protezione. Ma se fai così, sono soldi che stai buttando via". Per la cronaca, proprio per via della puzza a settembre-ottobre 2020 Fca aveva chiesto alla struttura commissariale di ritirare due lotti. A quanto pare il problema non è risolto.