Giovedì 25 Aprile 2024

Il caso mascherine in Parlamento. "Ora una commissione d’inchiesta"

Interrogazione della deputata Occhionero (Italia Viva): "Lo dobbiamo ai ragazzi provati da un anno di Dad"

Mascherine a scuola

Mascherine a scuola

Una commissione parlamentare d’inchiesta per fare luce anche sulla fornitura di mascherine alle scuole italiane. La chiede la deputata di Italia Viva Giusy Occhionero, capogruppo dei renziani in commissione Difesa alla Camera.

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"L’ex commissario Arcuri – ricostruisce la parlamentare, riprendendo gli articoli di Qn – aveva stipulato un contratto di fornitura di mascherine risultate poi inadeguate e non funzionali. Un altro problema per i ragazzi che hanno già subìto la conseguenza della pandemia con oltre un anno di sospensione dalle attività di formazione didattica. Ora è bene fare chiarezza, anche su questo punto. Lo dobbiamo ai nostri studenti. Italia Viva aveva chiesto una commissione parlamentare d’inchiesta. Che dovrà necessariamente occuparsi anche di questo nuovo presunto scandalo". In assenza di risposte, si valuta anche un’interrogazione.

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Nel suo account Facebook la parlamentare avanza intanto una richiesta immediata al premier Draghi: "Il governo interrompa il contratto". L’impegno scade a settembre e prevede la produzione di 130 milioni di chirurgiche a settimana al costo di 8,3 centesimi l’una. Al centro dell’operazione mascherine nelle scuole c’è Fca. Una macchina in corsa che non si è mai fermata, nemmeno quando gli studenti erano a casa e facevano lezione con la didattica a distanza. Siamo arrivati così a quasi quattro miliardi di pezzi, 1,9 consegnati alle scuole in tutta Italia e sostanzialmente altrettanti (1,8) stipati nei magazzini delle Poste e destinati per lo più agli istituti. Per la cronaca: tra settembre e ottobre dell’anno scorso, la stessa Fca aveva chiesto alla struttura del commissario Figliuolo di ritirare due lotti per il cattivo odore.

Ma le famiglie continuano a lamentare lo stesso problema, a intermittenza. Qualche mamma ha confidato a Qn di usare le chirurgiche consegnate a scuola per spolverare. Ci sono famiglie che le buttano e altre che le chiudono nei cassetti di casa. C’è chi si è inventato di stenderle per giorni come si fa con il bucato per togliere quella puzza "come di cloro". Alla fine, i più le comprano. Anche questo forse spiega come mai siano stati rispediti indietro dalle scuole ’solo’ 800mila pezzi.

Tra i presidi si sono levate voci critiche. Come quella di Lamberto Montanari, presidente dell’Anp Emilia Romagna che avevano denunciato a Qn: "Si dovevano consultare di più i dirigenti, che andavano messi al centro delle scelte organizzative".

Pare la via che ha deciso ora di imboccare il ministero guidato da Patrizio Bianchi. Si corre ai ripari. Vero che l’organizzazione anche sulle mascherine è in capo alla struttura commissariale, ma parliamo di materiale infiammabile che si sta accumulando nelle stanze e nei corridoi delle scuole italiane. Così dal ministero fanno sapere: abbiamo recepito il problema dai dirigenti, su questo c’è un’interlocuzione anche con il generale Figliuolo. Sull’appalto può intervenire solo lui. Ma il dipartimento, in vista di settembre, ascolterà le esigenze delle scuole per cercare di sanare le criticità. È presto per dire quali potranno essere le correzioni. Anche perché ora tutte le energie sono concentrate sugli esami di maturità, si stanno costruendo i protocolli di sicurezza.

La speranza è che si possa arrivare a non avere più bisogno di mascherine, scenario che risolverebbe il problema alla radice. Ma è invece più probabile che dovremo continuare a indossarle. In quel caso, il ministero s’impegna ad ascoltare i dirigenti scolastici su fabbisogni, tempi, tipologie. Si terrà conto in altre parole di quello che è successo. Forse magazzini, cassetti, corridoi pieni (e cassonetti, qualche volta) hanno insegnato qualcosa.