Mercoledì 24 Aprile 2024

"Legati e uccisi: 500 corpi in una buca" Fosse comuni come ai tempi di Stalin

L’arcivescovo di Kiev: ucraini torturati e poi le esecuzioni sommarie. Gli spettri del passato: da Katyn (1942) a Srebrenica (1995)

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di Roberto

Giardina

"È un orrore che non avrei mai creduto di dover vedere", l’arcivescovo di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, denuncia ancora un crimine di guerra compiuto dai russi. "In una fossa comune abbiamo trovato cinquecento corpi, gli uomini avevano i polsi legati dietro la schiena ed erano stati giustiziati con un colpo alla nuca". Lo ha raccontato in videoconferenza, durante il convegno nazionale pastorale della Conferenza episcopale in corso a Cagliari. "Abbiamo vissuto 78 giorni di lacrime e di fiumi di sangue, ho visitato la mia diocesi a piedi, ho camminato per un deserto". Ogni giorno vengono scoperte nuove fosse a Mariupol, a Chenehiv: le vittime sono state torturate per giorni, denuncia ancora l’arcivescovo, "cinque milioni di ucraini sono fuggiti all’estero, dodici milioni hanno dovuto lasciare le loro case".

Anche se sembra inaccettabile, una fossa comune in sé non è un crimine di guerra. In battaglia avvengono massacri, nei bombardamenti rimangono vittime centinaia, migliaia di civili, che bisogna seppellire in fretta, senza rispetto per i morti, senza preoccuparsi di dare loro un nome. Durante la Grande Guerra, nelle grandi battaglie della Somme o di Verdun, caddero in un giorno oltre diecimila giovani, francesi o tedeschi e inglesi. I corpi vennero portati altrove e sepolti quando fu possibile, spesso venivano coperti di calce, sepolti in fretta e in segreto per non aggiungere altro dolore a parenti, genitori, mogli. È un crimine il modo in cui le vittime vengono eliminate, come gli ucraini trovati con le mani legate e giustiziati con un colpo alla nuca.

Il ricordo va alle fosse comuni di Srebrenica, oggi 13mila abitanti. In Bosnia nel luglio del 1995, circa ottomila uomini e ragazzi musulmani furono ammazzati in piccoli gruppi o uno alla volta. Ancora oggi vengono scoperte fosse comuni, e continua il lavoro improbo per identificare i corpi, ormai irriconoscibili. Con il metodo classico si è riuscito a dare un’identità a poco più di cento morti, grazie al Dna sono stati identificati 6.827 corpi. "Non è possibile stabilire come furono uccisi", dice l’antropologa forense Dragaba Vucetic, che continua questa opera penosa, "ma è giusto che si dia un nome ai resti, e che i parenti superstiti vengano informati".

In guerra si dubita di ogni notizia, ma gli eccidi nella storia recente sono stati provati oltre ogni dubbio. Nelle fosse di Katyn, nell’estate del 1942, contadini polacchi che lavoravano come schiavi per i nazisti trovarono migliaia di corpi. Per anni si volle credere che fossero vittime delle SS. Ma il massacro era stato compiuto dai sovietici. Dal 3 aprile all’11 maggio 1940 nel bosco di Katyn, a una ventina di chilometri a ovest di Snolensk, avevano eliminato 22mila ufficiali, professionisti, artisti polacchi. Uno alla volta, per giorni e giorni, per distruggere la classe dirigente della Polonia.

I tedeschi furono responsabili del massacro di Babij Jar, o Babyn, a pochi chilometri da Kiev. Dal 29 al 30 settembre 1941, con la collaborazione della polizia ucraina, le SS e anche reparti della Wehrmacht giustiziarono uno alla volta, vecchi donne, bambini ebrei, sepolti in gigantesche fosse comuni. Gli ebrei erano circa 2,8 milioni prima della guerra, oggi in Ucraina ne rimangono 45mila. Non vanno dimenticate le nostre vittime, gli italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia uccisi dai partigiani jugoslavi, gettati vivi nelle foibe del Carso durante la guerra e anche dopo. Come vendetta per i crimini commessi dai fascisti? Le vittime furono da tremila a settemila, per alcuni 11mila, tra loro c’erano anche donne e ragazzi, e ben pochi erano criminali fascisti. Furono eliminati perché italiani, ma è ancora un tabù ricordarlo. E in 335 furono uccisi dai nazisti di Kappler il 24 marzo del 1944 alle Fosse Ardeatine. Kappler fu condannato per aver sbagliato i conti e aver ucciso cinque uomini in più. Secondo il diritto di guerra avrebbe potuto giustiziare dieci italiani per ogni tedesco ucciso nell’attentato di Via Rasella. Cinque uomini in più, e il massacro divenne un crimine. Ma anche la legge a volte è un crimine.