Diaconi sposati, mezzo secolo di riforma

Cinquant'anni fa, in attuazione del Concilio Vaticano II (1962-1965) che ripristinò il diaconato permanente, a Vicenza furono ordinati i primi sette padri di famiglia dopo secoli di oblio. Oggi solo in Italia sono 4.400. Amministrano battesimi, celebrano funerali e assistono gli infermi

Diaconi durante una processione

Diaconi durante una processione

Città del Vaticano, 23 marzo 2019 - Mezzo secolo dal ripristino del diaconato permanente nella Chiesa. Dopo un oblio lungo centinaia di anni, per la prima volta al mondo, il 22 gennaio 1969, nel duomo di Vicenza sette uomini sposati, attraverso l’imposizione delle mani dell'allora vescovo diocesano, Carlo Zinato, ricevevano il triplice mandato di servizio (diakonia, in greco) verso l’intera comunità ecclesiale, nella liturgia, nella predicazione e nella carità. Sette come i primi diaconi della Chiesa la cui esistenza è attestata fin dagli Atti degli apostoli (80-90 d.C.). Questo storico anniversario sarà celebrato oggi nell’abbazia della Basilica di San Paolo fuori le mura in un convegno dal titolo 'Servi come Gesù' che vedrà la partecipazione dell’arcivescovo José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione per gli Istituti di vità consacrata e le società di vita apostolica. 

QUANTI SONO I DIACONI? - Cinquant’anni dopo l’ordinazione di Vicenza in Italia è cresciuto in maniera esponenziale il numero di diaconi uxorati. Oggi rappresentano il 90% degli appartenenti a quello che, a livello gerarchico, è il gradino più basso dell’ordine sacro, sotto all’episcopato e al presbiterato. Oltre 4.400 uxorati su un totale di 5mila. A norma di diritto canonico, i diaconi possono essere transeunti (di passaggio), nel caso in cui il ministero sia solo una tappa intermedia prima del sacerdozio, oppure permanenti. Nel primo caso devono essere celibi, nel secondo possono essere ordinati anche degli uomini sposati. Al netto di un’errata concezione che li vuole laici, i diaconi, nella forma transeunte o meno, sono a tutti gli effetti membri del clero, al pari dei vescovi e dei preti. 

CHE COSA POSSONO FARE? - Ad ascoltare Sant’Ignazio di Antiochia (35-107 d.C.) una Chiesa locale è del tutto impensabile senza il diaconato. Ovviamente non può mancare il vescovo, benedetta la presenza dei preti, ma anche i diaconi sono fondamentali nell’organizzazione di una diocesi secondo il padre della Chiesa che col suo magistero ha contribuito a definire più di altri i contorni dell’istituzione ecclesiale. Votati a un ruolo di servizio, questi ministri di culto possono amministrare il sacramento del battesimo e prendersi cura  degli infermi. Come i sacerdoti, assistono al matrimonio (i cui ministri sono gli sposi), leggono la Sacra scrittura, tengono le omelie, presiedono i funerali, conservono e distribuiscono l’Eucarestia, (l’elemento qualificante della messa), ma non possono presiedere la celebrazione: la consacrazione del corpo e del sangue di Cristo resta prerogativa di vescovi e preti. 

COME SI DIVENTA DIACONO? - Il percorso formativo dura almeno cinque anni e prevede un iter di studio teologico, un tirocinio in parrocchia, oltre alla partecipazione a specifici incontri. Come per i presbiteri la formazione deve continuare anche dopo l'ordinazione. Per essere ammessi al diaconato, nella forma transeunte, il candidato deve aver compiuto 23 anni di età. Ne servono due in più nell’ipotesi del diacono permanente, che si impegna a restare celibe, mentre il padre di famiglia per accedere all’ordine sacro deve avere almeno 35 anni. In quest’ultimo caso è necessario il placet della moglie. Resta una prassi consolidata nella Chiesa  il fatto che, prima di ricevere l'ordinazione diaconale, il fedele riceva i ministeri istituiti dell'accolitato e del lettorato, riservati ad oggi solo ai maschi. Qualsiasi sia la forma, anche il diaconato resta precluso alle donne. Tuttavia, su quest'ultimo punto non è da escludersi una qualche riforma in un futuro prossimo dopo che tre anni fa papa Francesco, ricevendo in Vaticano l’Unione delle superiori generali, ha annunciato l’istituzione di una commissione di studio sul diaconato femminile. Insediatosi nel 2017, l'organismo ha consegnato al Pontefice i risultati della sua indagine la scorsa estate. Vedremo se Bergoglio trarrà qualche conclusione dal lavoro svolto, nella consapevolezza comunque che Paolo, nella Lettera ai Romani, parla chiaramente di Febe come diaconessa. In ambito teologico non è ancora acclarato se la donna abbia ricevuto una qualche ordinazione in senso stretto.

QUALI SONO LE ORIGINI DEL DIACONATO? -  Come evidenziato in precedenza, i diaconi erano già presenti nella Chiesa primitiva degli Atti degli apostoli. È a dipanare dal V secolo, più precisamente con l’avvio del paradigma ecclesiale medievale (476-1492), che il modello permanente entra in crisi. Il Concilio di Trento (1545-1563) provò a ripristinarlo, ma la prescrizione rimase lettera morta. Bisognerà attendere la costituzione dogmatica Lumen Gentium, (num. 29, 1964), varata dal Concilio Vaticano II (1962-1965), per aversi un’effettiva reintroduzione di questo specifico ministero. Cinque anni più tardi, a Vicenza, i diaconi permanenti tornarono a essere una realtà. Uomini sposati nel cuore dell’istituzione cattolica.