Domenica 5 Maggio 2024

Cesare Battisti, caccia ad altre 50 primule rosse. Chi sono gli ex terroristi nel mirino

L’elenco è ancora lungo. Nomi di un’Italia irrisolta. La Lega: li assicureremo tutti alla giustizia

Cesare Battisti (LaPresse)

Cesare Battisti (LaPresse)

Roma, 14 gennaio 2018 - Ma non finisce qui. La caccia continua. La storia non si conclude con la cattura di Cesare Battisti. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: "Chiederò a Conte di scrivere al presidente Macron perché la Francia ci restituisca alcuni delinquenti". E non è finita: "Deve essere il primo di una lunga serie", scandisce il capogruppo alla Camera del Carroccio Riccardo Molinari. La Lega presenterà una mozione a Montecitorio. Obiettivo: sollecitare "con determinazione" l’estradizione di oltre cinquanta terroristi condannati in via definitiva e latitanti in Francia, Nicaragua, Argentina, Cuba, Libia, Algeria, Angola. Un’iniziativa che ci riporta a un’Italia in bianco e nero, l’Italia dei famosi anni di piombo, l’Italia dei terroristi rossi e neri che seminavano morte. Tra le ‘primule rosse’ ci sono tanti nomi.

Spicca Alessio Casimirri, romano, classe 1951, nome di battaglia "Camillo". Dopo anni di militanza nell’estremismo romano, l’ingresso in clandestinità nelle Brigate Rosse. Fa parte del commando che, il 16 marzo 1978, cambia la storia d’Italia: via Fani, rapimento di Aldo Moro. Ora vive (quasi certamente) in Nicaragua. Ha la passione della cucina. Dopo il ristorante "Magica Roma", il condannato al "fine pena mai" apre un altro locale, sempre nel paese di Daniel Ortega, "La cueva del buzo" (Il covo del sub). E, sempre a proposito di Moro, come non ricordare Alvaro Lojacono, che oggi avrebbe la cittadinanza svizzera: anche lui protagonista della strage di via Fani, romano, 63 anni a maggio, nome di battaglia "Otello", coinvolto nell’omicidio – correva il 28 febbraio 1975, a Roma, quartiere Prati –, del militante greco del Fuan Mikaeli ‘Mikis’ Mantakas. E ancora: Sergio Tornaghi, milanese, sessantenne, assai probabilmente in Francia. Faceva parte della colonna ‘Walter Alasia’ attiva tra il 1977 e il 1983 (quella che gambizza Indro Montanelli nel ’77), che prende il nome da un brigatista morto dopo un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.

E sempre a proposito di Francia, ecco un altro nome famoso: Giorgio Pietrostefani, 75 anni, fondatore di Lotta Continua – la formazione dell’estrema sinistra molto attiva nei quartieri popolari delle grandi città negli anni Settanta, nata nell’‘autunno caldo’ (1969) – condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Calabresi, 34 anni, viene ucciso alle 9.15 del 17 maggio 1972 in via Cherubini a Milano. Bisogna tener conto che la maggioranza dei terroristi rossi si rifugia in Francia sia per la ‘dottrina Mitterrand’, sia per la vicinanza all’Italia. In quegli anni ci fu un vero e proprio esodo. Si parla di 500 esponenti della galassia eversiva rifugiati in terra transalpina.

Tra gli altri nomi Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, sospettati di contatti con le nuove Brigate Rosse (chiamate in causa per i delitti D’Antona e Biagi) e condannate all’ergastolo per il Moro-ter. E l’elenco è ancora lungo. Nomi di un’Italia irrisolta. Così lontana. Così vicina.

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