Venerdì 26 Aprile 2024

"App facile da usare, ma non è un gioco per bimbi"

ROMA

Insicuri, soli. Sempre alla ricerca di conferme. "Il loro modo di approcciarsi ai social ci mostra la complessità e le contraddizioni della loro vita sociale sulla rete, le loro fragilità emotive e le loro difficoltà di relazione", spiega Francesco Pira professore associato di sociologia della comunicazione all’Università di Messina, autore del volume Figli delle App (Franco Angeli)

Un altro fatto di cronaca legato all’uso dei social: Tik Tok può generare un fattore di rischio più elevato rispetto agli altri social network?

"Non credo che il problema sia Tik Tok ma il fatto che si può usare sotto i 13 anni. È facile da installare. È molto diffuso da i bimbi delle elementari. Nella ricerca contenuta nel libro i pre-adolescenti si sentono soli. Tik Tok valorizza la loro creatività, li vetrinizza come vogliono".

Quale può essere la molla capace di attrarre tanti ragazzi sulle Challenge? Esiste una strategia capace di mettere un freno a questo fenomeno?

"Apparire davanti al proprio gruppo di pari. La challenge ha di solito un titolo accattivante che può nascondere insidie pericolose. Siamo davanti ad una vera e complessa emergenza educativa. Contiamo a giorni alterne le bare bianche. C’è stato un caso simile a Ragusa, dopo Palermo, Bari e Lecce. Dobbiamo lavorare con le scuole per educarli ai sentimenti e all’uso consapevole. E fare scuole per genitori per comprendere opportunità e rischi della Rete. Ma la società si deve fare carico attraverso un’alleanza educativa che veda istituzioni, famiglie, scuole, università e associazioni insieme per non fermare i sogni dei nostri ragazzi ipertecnologici, molto connessi ma con poche relazioni vere. Fragili e soli, ma sempre su Instagram, Whatsapp e Tik Tok".

Letizia Cini