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Vengo dopo il Gp (by Duchessa)Leo Turrini - 13 aprile 2022

Vengo dopo il Gp è il titolo che il pittoresco analista recnico (nel senso che sta in analisi) Duchessa, autentico genio, ha deciso di dare ai suoi sproloqui in questa sede.

A lui la mia imperitura gratitudine.

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Perché la Ferrari ha un chiaro vantaggio

L’alba di Melbourne ha mostrato alcune cose interessarti che i primi due appuntamenti hanno in qualche misura mascherato da alcuni sfavorevoli episodi.

Ferrari ha un vantaggio di conoscenza della propria vettura che non è sempre quantificabile. Alcune scelte per altri rischiose non hanno spaventato i tecnici dì Maranello. Una su tutte accettare tecnicamente il saltellamento (porpoising), o alcuni problemi che ne possono derivare, pur di mantenere elevata la performance nelle curve medio-veloci.

Problemi che sono dì carattere puramente fisico, cioè condizionante per la guida o la concentrazione del pilota. Dopodiché il rischio di mangiare le gomme posteriori troppo presto. Qualcosa che – ricorderete – è successo alla Mercedes in Bahrain, costretta a ripetuti pit stop.

L’assetto scelto da Leclerc e i suoi ingegneri ha pagato, francamente oltre le attese. Un pelo più scarico dietro, certamente il più carico possibile davanti e qualche cv in più per tentare dì allungare o difendersi – nel caso – dal Drs di Verstappen nei 18 secondi del tratto veloce, quello opposto al traguardo.

Per mettere più carico davanti, devi potertelo permettere in termini di bilancio. Laddove cioè l’equilibrio generale non ne risenta. Questo è stato il limite della Red Bull, e tra l’altro era quello che non poteva mai fare la vecchia SF21.

La vettura di Christian Horner è stata semplicemente troppo peggiore delle attese per essere vera, un po’ troppo vicina a Mercedes (specie con Perez) che alla Ferrari.

Lo spiega un miglioramento Mercedes?

No. Sia Russell che Hamilton hanno fatto una ottima gara col materiale a disposizione. Tuttavia non si sono avvicinati alla Ferrari, avrebbero finito a 50 secondi senza le neutralizzazioni,m. Max – tanto per dire – a 25 o 30 secondi. Quindi la RB18 ha fatto un passo indietro, pensiamo occasionale, al netto della “inaccettabile affidabilità”, parole del campione del mondo.

Gli sviluppi che porterà – in teoria a Imola – l’aiuteranno al 100% perché parliamo di un risparmio di peso con zavorre-carico-consumi bilanciati un po’ meglio. Qualcosa vicino ai 2 decimi. Ferrari risponderà provando ad abbassare l’auto ancora dì più quando arriverà un fondo evoluto in via si sviluppo. Quello che preoccupa gli avversari è constatare che la F1-75 sta ancora viaggiando più alta da terra, il che fa pensare che abbia possibilità inesplorate di setup qualora risolvesse. Più bassa è la monoposto, migliore è l’efficienza sul dritto, in più è finalmente possibile ammorbidire le sospensioni a favore del lento.

Certamente si va avanti con la certezza che Ferrari conosca meglio di tutti la propria auto. Un vantaggio invisibile e non copiabile, persino per Newey.
La può preparare bene perché sa cosa aspettarsi, come succedeva con la invocata SF70H, ma stavolta avrà anche la potenza… in maniera mirata, quando servirà.

Ben inteso, la strada è lunga e i valori dì oggi possono cambiare rispetto a Melbourne, ricordo Kimi dare 20 secondi ad Alonso e Hamilton nel 2007, ma poi Mclaren reagì subito. Cautela quindi, eppure non ho mai pensato che l’Albert Park fosse una pista così poco indicativa, di sicuro ha sempre mostrato chi ha un buon anteriore.

Aggiungo infine che l’amata Imola – dopo anni di immeritato oblio – attende finalmente quello che merita: un grande pubblico e una Ferrari che ci arriva da vincente.