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Vengo dopo il Gp (by Duchessa)Leo Turrini - 31 maggio 2022

Red Bull ha prolungato fino a tutto il 2024 il contratto di Perez.

Se la F1 fosse solo tecnologia, io mai me ne sarei occupato. Nel bene come nel male (vedi domenica di Montecarlo!) esiste anche il fattore umano. Non di rado ignorato da tanti.

Sotto la geniale rubrica di Romeo Duchessa, oggi intento a proporre uno…shampoo per i cervelloni della Rossa.

Buona lettura.

DUCHESSA SCRIPSIT

Perché Ferrari ha bisogno di un uomo forte al muretto

Contro ogni pronostico (dei più scettici) i progettisti di Maranello hanno costruito la migliore auto degli ultimi 14 anni. La F1-75 per certi aspetti non solo la ricorda ma è anche migliore della SF70 – la quale curiosamente fece scuola sempre per le pance innovative – perché ora a differenza di quella che dominò a Monaco 5 anni fa non ha un deficit di potenza.

La sconfitta di ieri, dopo quella per altre ragioni subita a Barcellona, si fa sentire. Uniche note meno negative sono squisitamente tecniche: aver usato la PU vecchia senza problemi recuperando una gara nel bacino delle unità usate e aver messo a terra – praticamente in ogni condizione di gomma e pista – un’auto potenzialmente dominante.

Per il resto la brillante prima fila ottenuta a Montecarlo ha regalato un mediocre risultato. Leclerc dalla Pole è arrivato solo 4’, il peggior risultato possibile (inconvenienti a parte).

Al netto delle questioni più tecniche che, beninteso, rimangono importanti nell’ottica degli equilibri del campionato, stavolta mi sembra ci sia poco da argomentare se non che la F1-75 si è confermata l’auto nettamente più veloce e meglio sfruttata dai piloti. Dal padrone di casa in primis.

Il problema, oltre a al risultato (non ancora così digerito nemmeno dalla proprietà), è stata la gestione delle comunicazioni. Con questo non intendo tanto il dialogo pilota-ingegnere di pista sul quale a volte ci sarebbe da discutere. Piuttosto nella coordinazione delle decisioni.

Succederà ancora di essere costretti a decidere se reagire all’avversario o se restare fermi sulla propria strategia, ma se è un pilota a decidere, il quale non può certo avere sempre presente la globalità degli eventi e le priorità di squadra (se non le sue), c’è qualcosa che non va.

Ed è anche evidente che fino all’anno scorso un errore per il quarto o quinto posto poteva anche passare inosservato, oppure essere considerato qualcosa di costruttivo per il futuro, per quando ci sarà l’auto giusta.

Il pugno è che la F1-75 ha dimostrato nella mani di Charles di essere l’auto giusta.

Il grande lavoro dell’ufficio tecnico (di cui si parla sempre un po’ poco) messo in piedi da Binotto a Maranello deve essere supportato dalle giuste finalizzazioni in gara. La mancata affidabilità (a Barcellona) e la gestione poco decisa al muretto sono segnali preoccupanti che però possono essere corretti anzi, che varrebbe la pena di correggere con ogni mezzo. Senza puntare il dito, d’accordo, poiché in fondo dobbiamo sempre ricordarci che sarebbe più triste sapere di non avere il mezzo per vincere.
Tuttavia non può essere ritardato un miglioramento in questo aspetto gestionale, che appare da anni troppo fragile. E che la storia della Ferrari e della F1 hanno insegnato essere come un fattore sempre decisivo, nel bene o nel male.

Un nome di ‘alto profilo interno’ che mi viene in mente è quello di Jock Clear, negli ultimi anni più nelle retrovie come driver coach di Leclerc e i risultati si vedono.

Beh direi che uno che ha lavorato al muretto sin dai tempi di Coulthard, passando per campioni del mondo quali Villeneuve, Hamilton, Michael Schumacher e Rosberg avrebbe il titolo, l’autorevolezza e la fiducia per assumere un ruolo delicatissimo e pesantissimo, che nel passato più glorioso fu affidato ad un certo signor Ross Brawn.
Vedendo il livello altissimo raggiunto in pista da Leclerc si può pensare che proprio il monegasco adesso abbia meno bisogno di un coach e più di un uomo forte a cui affidarsi in gara.

Gioverebbe a lui e alla squadra…