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Montecarlo e quella lezione di LaudaLeo Turrini - 22 maggio 2019

In questi giorni malinconicamente intensi, mi sono rivisto col pensiero una domenica del 1975 davanti ad un televisore in bianco e nero.
C’era Lauda che stava vincendo a Montecarlo con la Ferrari, interrompendo un digiuno lungo vent’anni.
Ero con mio padre e immaginavo quanto mi sarebbe piaciuto scrivere l’articolo su quella impresa.
Ma a 15 anni chi me lo avrebbe pubblicato?
Così, lo scrissi per me.
Ce l’ho ancora.
Non era male.
E ripensandoci mi è venuto in mente che, dopo Niki, guidando una Ferrari a Monaco hanno vinto solo Scheckter, Gilles, Schumi e Vettel.
Escludo siano casuali coincidenze.
Voglio anche aggiungere che le virtù di Lauda, quando era un pilota, a mio parere erano il sangue freddo e l’equilibrio.
Sono doti che, allargando il discorso, la Ferrari di oggi ha il dovere di coltivare. Avendo scritto io all’epoca che dirottare Resta all’Alfa era un errore (per Maranello), sono contento se torna: ma siamo sempre lì, auguri a chi pensa che le sorti dipendano da una singola figura.
E se uno si legge le dichiarazioni odierne di Binotto-Trinotto-Filotto-Cappotto e ci somma le parole di Seb e di Leclerc, ecco, grande è la consapevolezza di una rincorsa che non si annuncia breve.
Poi magari mi sbaglio, felicissimo di essere smentito sin da questo week end.
Ma quella lezione di Lauda, sangue freddo ed equilibrio, io non l’ho dimenticata. Nemmeno ho dimenticato la felicità che procurava, Niki, a un ragazzino e al suo papà.
Infatti l’articolo del 1975, mai pubblicato, solo di quello parlava.
Di emozioni.