Le parole di Carletto sulla prospettiva 2026, beh, mi pare abbiano alimentato riflessioni vagamente contrastanti (eufemismo).
Potrei cavarmela osservando che il venerdì olandese ha giustificato l’esternazione attribuita a Leclerc. Ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, ergo dirò altro.
È un atto di onestà intellettuale ammettere che in questo momento storico Red Bull dispone di un vantaggio enorme. È la scoperta dell’acqua calda, ma ci sta.
Nel primo week end corsaiolo del 2023, fu Russell a dichiarare, papale papale, che a suo parere i Bibitari le avrebbero vinte tutte, le gare del neonato mondiale.
Nessuno in Mercedes si lacerò le vesti.
Ci sono verità inoppugnabili. Leclerc ne ha detta una: con i dati del presente, a stabilità di regolamento sarebbe ingenuo negare la schiacciante supremazia del team di Verstappen. Oggi, domani e dopodomani.
Altra cosa sarebbe se Carletto avesse concluso il ragionamento così: non c’è niente da fare e quindi sono rassegnato e dunque fino al 2026 farò il turista in pista.
Ma non lo ha detto e so che nemmeno lo pensa. Certo è difficilissimo eppure a Maranello nessuno ha smesso di operare per arrivare ad una inversione di tendenza.
Aggiungo una cosuccia, per amore di verità.
Un anno fa, alla vigilia di Monza, il presidente John Elkann sostenne pubblicamente che la scadenza Ferrari per il Mondiale era il 2026.
Gliene dicemmo di ogni, io per primo.
Comincio a pensare, adesso, che il presidente sapesse più di quanto poteva esplicitare.
Cioè aveva ragione, in anticipo.
O ci sentiamo post qualifiche o dopo il Gp, vediamo che succede durante la caccia alla pole.
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