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Il Leone e il Drago (ciao, Gava)Leo Turrini - 7 aprile 2020

Spero tutti bene.
Ho preso a raccontare il mondiale F1 datato 1990. L’anno in cui Prost, già tre volte iridato, venne a guidare la Ferrari.
Trovando come compagno il Leone dell’Isola di Man.
Sulle enormi differenze esistenti tra i due avrò certo modo di ritornare.
Una cosa però Prost e Mansell avevano in comune.
Non si sentivano inferiori a Senna.
Per niente.
E se tu pensi di valere Ayrton, figurati che idea puoi avere del collega di Scuderia.
Mansell era arrivato a Maranello con due anni di ritardo.
Infatti all’inizio del 1986 si era impegnato, per iscritto, a traslocare in Italia nel 1987.
Nigel era un tipo fumantino. Quando gli giravano Los cocones, non si tratteneva.
Per dire, una volta un giornalista si inventò, letteralmente, una intervista. Intervista che Mansell non aveva mai concesso, ca va sans dir (in un certo senso, gli idioti del web non hanno inventato nulla, a parte il vezzo codardo del nickname).
Bene, anzi, male. Alla prima circostanza utile, Mansell si fa indicare il mio fantasioso collega. Afferra una bottiglia di acqua minerale. Poi fa: no, è di vetro, datemela di plastica.
La prende e la tira addosso all’inventore. Che invano chiese la solidarietà della categoria.
Insomma, un soggetto da prendere con le molle.
Così nel 1986 il Drake chiama il figlio Piero e gli dice: Prost non viene, Piquet è appena andato in Williams, Senna non è libero. Ma Mansell mi piace, è fortissimo. Fatelo firmare.
Nigel è molto contento della proposta. A lui Nelson Piquet sta rovinosamente sulle scatole ma mica può tirargli una bottiglia d’acqua.
E dunque il Leone firma e il Vecchio è contento. Spiega a Franco Gozzi: questo inglese è l’ultimo pilota della mia vita, ti ricordi quella volta che voleva tagliare il traguardo spingendo a braccia la monoposto?
Gozzi se lo ricordava.
Solo che.
Solo che nel 1986 accadono tre cose.
La prima. La Rossa si rivela una carriola. Non va neanche a spingerla a braccia, appunto.
La seconda. Con il turbo Honda, la Williams è un missile. Presto Nigel si trova a dominare il campionato insieme al detestato Piquet. Senna con la Lotus fa quel che può. L’unica vera alternativa al duo Williams è il callido Prost, l’Ulisse di Francia.
La terza. Frank Williams incappa nel terribile incidente stradale che lo relega sulla sedia a rotelle.
In mezzo a tanto trambusto, si sparge la voce che il Leone ha un accordo con il Drago.
The Lion and The Drake, titola la stampa britannica.
E come no, pensa Patrick Head, che gestisce in prima persona la Williams dopo la disgrazia di Frank.
Head convoca Nigel a iniziò estate. Ciccio, gli fa, ma tu lo vuoi vincere questo mondiale? Certo, replica Ciccio, che è sempre Mansell. E allora, esclama Head, alza il telefono e informa la Ferrari che tu nel 1987 resti qua. Oppure, il titolo se lo piglia Piquet, perché noi ti boicotteremo come facemmo con Reutemann nel 1981.
Do you understand?
Yes.
In un penoso turbinio di polemiche, Nigel trova la maniera di liberarsi dall’impegno assunto con il Vecchio. Costui si incazza ma è anche pragmatico. In privato fa sapere a Mansell che comprende, anche se non giustifica e quindi in pubblico sarà molto severo.
Dall’Isola di Man parte un bonifico a favore della fondazione che finanzia la lotta alla distrofia muscolare, la malattia che uccise Dino Ferrari. Ma la cosa resta riservata.
No Lion for the Drake, scrivono gli inglesi.
E no mondiale per Mansell, perché succede di tutto ad Adelaide, anche Piquet non coglie l’occasione e tra lo stupore generale il callido Prost si conferma re di Itaca e il suo cavallo di Troia è sempre la McLaren.
Passano due anni. 1988. Il Vecchio ormai è alla fine. Mansell è di nuovo sul mercato. La ferita del 1986 è rimarginata. In un certo senso, Nigel rimane l’ultimo pilota scelto personalmente dal Vecchio.
Il Leone debutta in Rosso nel 1989. È la squadra di Fiorio e di Berger. La macchina è rivoluzionaria. Prima vettura da Gran Premio dotata di cambio elettroattuato, come si diceva allora.
Quel cambio l’aveva progettato Mauro Forghieri molti anni prima. Gilles lo aveva sperimentato a Fiorano. Funziona, disse il canadese. Ma se mi togliete il piacere della cloche io smetto di guidare.
Il progetto tornò in un cassetto. Lo rispolvero’ John Barnard e Mansell a Rio ci vinse il primo Gran Premio del 1989.
Ero la’ e fu un miracolo. Il Leone ne fece un altro in Ungheria e in verità fece anche una gran porcata in Portogallo, quando rimase in pista nonostante avesse beccato bandiera nera per una infrazione ai box e speronò allegramente un furibondo Senna. Fiorio per difenderlo scovò un oculista disposto a giurare che con il sole negli occhi e bla bla bla, roba degna di Totò che si vende la fontana di Trevi.
E adesso, alba del 1990, a Maranello arriva l’utilizzatore finale della speronata dell’Estoril.
Alain Prost.
A Mansell sarebbe servito l’avvocato Ghedini, va mo la’
(Continua)
Ps. Lasciatemi salutare, nel turbinio di questa oscena tempesta, un caro amico che non ce l’ha fatta. Franco Gava era il presidente del Ferrari Club Piave, quello con più iscritti nel mondo. Leggeva sempre questo blog e amava le stesse cose che amo io, che amiamo noi.
Non lo dimenticherò.