Si fa presto a dire Las Vegas.
Conosco anche io le tante perplessità che circondano l’evento.
Provo a riassumerle alla buona.
È una carnevalata.
Sarà la consueta concessione al cattivo gusto a stelle e strisce.
Dimmi tu se c’era bisogno di un altro tracciato (si fa per dire) cittadino.
Domenicali ha venduto l’anima allo zio Sam.
Ti raccomando la follia di una gara notturna con temperature vicine allo zero, condizione assurda per le monoposto da Gran Premio.
Pur di intascare dollari mettono in pericolo l’incolumità dei piloti.
Infine, non c’è più la Formula Uno di una volta.
Spero di non aver dimenticato nulla, eh.
Dopo di che, alla mia veneranda età ho il diritto di prendere per buone tutte le lamentele sopra esposte.
Aggiungendone una, per onestà intellettuale: ho (abbiamo?) nostalgia di una giovinezza che non tornerà.
Cioè: non è vero che la F1 dei miei (vostri?) venti/trent’anni era sempre splendida.
Non a caso a Las Vegas ci era già andato Ecclestone, qualche decennio fa. Ciofeca assoluta, a parte la memoria di un trionfo dell’ amatissimo Alboreto con la Tyrrell.
Di più.
Può non piacermi, ma in giro per il mondo la F1 non è mai stata popolare come adesso.
L’Italia, causa Ferrari!, è un discorso a parte.
Ma non si è mai vista tanta gente negli autodromi.
Sarà l’effetto Netflix. Sarà lo stile wrestling (ma è wrestling quando in nome di una schiacciante supremazia tecnica vince la macchina migliore con il pilota migliore? Sicuri?).
Sarà, anche, che c’è un pubblico nuovo, che ha mediamente quarant’anni meno di me e che ha un approccio alle corse distinto e distante dal mio.
Può essere, s’intende, una moda passeggera, un mordi e fuggi. Può essere che questo tipo di fans non si “fidelizzeranno”, troveranno in fretta divertimenti alternativi.
Però, non è saggio ignorare l’esistenza di una realtà, sebbene per certi tratti incomprensibile agli occhi miei.
Concludendo.
Dubito che la spettacolo (?) di Las Vegas mi esalterà.
Anzi, temo il peggio.
Comunque, per capire se un budino e’ buono bisogna prima mangiarlo…