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Aston Martin, un po’ Ferrari un po’ Red BullLeo Turrini - 9 giugno 2022

Divaghiamo, per allentare un filo la tensione.
Il Mondiale degli Altri, in attesa di scoprire se alla appena citata categoria appartenga ormai pure Mercedes (a sentire il dottor Marko, pare di no).
Già. Poi ci sarebbero anche gli altri.
Tappezzeria, forse.
Eppure non c’è dubbio che la Formula Uno diventerebbe più eccitante ancora se si allargasse il numero delle scuderie in lizza per la vittoria.
Prendiamo l’Aston Martin.
Pochi ci hanno fatto caso, ma curiosamente papà Stroll sta, a livello di prodotto, ispirandosi alla migliore storia recente della Ferrari.
Cioè ha assunto Amedeo Felisa e Bob Fedeli. Il primo fece la fortuna di Montezemolo presidente, rinnovando meravigliosamente la gamma delle auto da strada del Cavallino, da metà anni Novanta in poi. E il secondo è stato capo della produzione Ferrari fino al 2014.
Attualmente il brand di James Bond vende più o meno seimila macchine all’anno. L’obiettivo è arrivare a diecimila, quota Ferrari.
Allo scopo, serve anche l’investimento in Formula Uno, che qui ci interessa.
Fin qui, nel nome del figlioletto, papà Stroll ha speso e speso ancora, con esiti vagamente deprimenti.
I tecnici li è andati a prendere soprattutto in Red Bull (ma via Alfa è arrivato anche l’italianissimo ingegner Furbatto, già prezioso opinionista di questo Clog).
Ma in pista Aston Martin è rimasta una nota a piè di pagina. Ciò nonostante, papà Stroll continua a dichiarare che entro il 2026 vincerà il titolo.
Non so se pensi di riuscirci con il figlioletto.
Di sicuro è interessante l’ipotesi di un arrivo nel team di Fernando Alonso.
Che, nel caso ce ne fossimo dimenticati!, è un ex Ferrarista pure lui.