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Alonso e la favola incompiutaLeo Turrini - 7 luglio 2020

A proposito del ritorno di Alonso.
Nel 2021 saranno passati venti anni esatti da quando, a Melbourne, Giancarlo Minardi me lo presentò. Dicendomi: tieni d’occhio questo ragazzo, ha qualcosa che mi ricorda Senna.
Bum.
Ero in Ungheria nel 2003 quando Fernando vinse il suo primo Gran Premio.
E ho raccontato i due mondiali del 2005 e del 2006, vinti contro i piloti che a Maranello sono riusciti dove lui ha fallito. Kimi e Schumi.
Sul driver, niente da dire.
Uno dei migliori che ho visto dal vivo.
Un racer. Uomo da gara. Fortissimo.
Sul personaggio, mi sono espresso tante volte. Pure troppo.
Se hai 25 anni nel 2006, hai già vinto due titoli e arrivi a quaranta e i titoli sono sempre due, insomma, qualche domanda te la dovresti fare.
Ti potresti anche chiedere come mai, nel presente, la Mercedes ti abbia detto di no, la Red Bull ti abbia detto di no, la Ferrari ti abbia detto di no.
So che non è facile per nessuno esercitare l’arte dell’auto critica. A maggior ragione se sei circondato da adulatori. Spesso sciocchi.
Dirò, paradossalmente, che l’Alonso migliore in pista è stato quello del 2007, quello che pareggiò il duello con Lewis Hamilton, in un contesto ambientale, dentro la McLaren, a lui progressivamente ostile.
E dirò anche che il coinvolgimento nella spy story resta una macchia, anche se in circolazione ci sono sempre tanti…smacchiatori.
Io penso che quelle mail Kimi e Vettel non le avrebbero scritte. Magari mi sbaglio, ma la penso così.
Sugli anni in Ferrari, nel 2010 il titolo lo ha perso lui (Montecarlo, Spa, Petrov). Nel 2012 è stato sfigato (Spa, Suzuka). La super macchina non l’ha mai avuta. Nel 2014 ha dato paga a Kimi.
Alonso a Maranello, in generale, non ha fatto squadra. Non è nel suo DNA essere un team player. Vedi storia di Aldo Costa nel 2011, giusto per citarne una.
In questo, Alonso con Senna e con Schumi non c’entra una beata mazza e non a caso Todt la Ferrari non gliela ha mai affidata.
Mai.
Sugli anni in McLaren mi limito a dire che, non per sua colpa, furono una umiliante barzelletta. Si parlava di Fernando solo per i team radio. Uno scempio, per un campione che tale resta, anche se poi la Honda con la Red Bull si è messa a vincere persino delle corse.
Sui successi a Le Mans e a Daytona passo. Forse il giudizio migliore lo da’ il diretto interessato, tornando in F1 a quaranta anni con la Renault.
Spero si diverta. Invecchiando, recupero empatia nei confronti di chi ha molto sprecato.
Auguri.