Modena ha appena fatto una cosa incredibile sul piano sportivo, rimontando dallo 0-3 subito in casa nella finale d’andata della Coppa Cev. Serviva una vittoria da tre (quindi 3-0 o 3-1) in casa dei belgi del Knack Roeselare per ottenere il diritto di giocarsi al golden set il titolo.

Bruno e compagni ce l’hanno fatta. Hanno vinto 3-0 e poi hanno dominato il set di spareggio, alzando quello che è il trofeo numero 42 nella storia della società più gloriosa d’Italia (e per favore non chiamatela Juventus del volley, perché proprio è un’altra storia, un’altra pasta…).

Bene. Il lavoro mi ha portato lontano, quindi non ho visto molte partite di Modena quest’anno, e sempre alla tv. Ma stasera ho visto alcune cose che non dimenticherò, ed è bello emozionarsi dopo quaranta anni e passa che segui uno sport.

Ho visto una squadra con un leader morale incredibile, Bruno si è schiantato contro un tavolino del segnapunti in garaquattro contro Piacenza (e il tavolino non doveva essere lì senza protezioni, cribbio, siamo nel 2023), ma ha giocato sopra il dolore e quasi con una gamba sola.

Ho visto una squadra che ha alcune stelle di livello mondiale, ma anche una serie di ragazzi fatti in casa che hanno tenuto il campo alla perfezione, quindi salvo errori clamorosi sul mercato (do you remember Lavia?), mi sembra che il futuro sia garantito.

Ho visto un opposto che è una garanzia, non so se davvero partirà come ho letto in queste settimane, nel caso mi sembra una bella cavolata.

Ho visto, soprattutto, la mano del Giangio nella calma ferocia di questi ragazzi, la forza tranquilla di chi non ha bisogno di urlare per farsi sentire, l’organizzazione muro-difesa che è sempre la vera cartina al tornasole del lavoro che si fa in palestra, perché se la squadra non è granitica, quei due fondamentali lì non funzionano.

Modena ha vinto l’ultimo set, ancora più che quelli prima, dimostrando di essere una squadra cementata.

Il Giangio vinse l’ultima coppa europea sulla panchina gialloblù, 15 anni fa in Polonia, giocandola con Fabio Soli in regia perché Ricardo era infortunato. E io sono felice per lui, si merita tutto.