‘Citarsi addosso’ è una raccolta di scritti spassosissimi di Woody Allen, ed è un rischio che cerco di non correre mai. Quindi se metto il link a due post precedenti di questo blog è solo per un motivo pratico: per non dover raccontare di nuovo la storia di Fabio Soli, il ‘sindaco’ di Modena, ottimo allenatore, che ha appena alzato la Champions League come allenatore di Trento. Quindi per sapere che cosa scrissi di lui e non doverlo ripetere, potete andare qui  oppure qui. Bastano e avanzano per farsi un’idea delle qualità di un ragazzo che conosco da troppo tempo per non sapere che la sua intelligenza nasce da una virtù rara, che si chiama umiltà.

Ma non voglio qui elogiare troppo Fabio, che giustamente si sta godendo un bel momento personale e professionale dopo settimane uno po’ complicate, perché a Trento è arrivato dopo lo scudetto vinto da Lorenzetti che è andato subito a portare il tricolore a Perugia e insomma ci siamo già capiti.

Anche se Soli nel momento cruciale della stagione italiana si è ritrovato senza l’alzatore titolare, e andrò anche controcorrente, ma per me quello è l’unico ruolo davvero insostituibile, nel volley. E l’assenza di Sbertoli ha sicuramente avuto un peso.

Comunque volevo dire un’altra cosa.

Ed è questa: la vittoria di Trento in Champions e di Soli in modo particolare (e in modo indiretto anche di Da Re che l’ha scelto) a mio avviso dimostrano una cosa.

Che si può essere bravi anche in due.

Che soltanto quando si tratta di scontri diretti c’è un vincitore unico, ma una vera mentalità sportiva è quella che sa apprezzare le qualità anche degli sconfitti.

Perché poi pochi giorni dopo possono essere loro i vincenti, il bello dello sport in fondo è questo.

Ah. Fabio Soli ha un’altra cosa in comune con Angelo Lorenzetti. Anche lui è una persona da scudetto. E’ solo questione di tempo.