Ho un amico che è campione del mondo, ma non è di questo che volevo parlarvi. Angelo Lorenzetti ha compiuto l’ennesimo miracolo sportivo della sua bella carriera, centrando alla guida di Trento un successo che per certi versi ha dell’incredibile, battendo in finale una Lube Civitanova costruita con investimenti più massicci, e nuovamente sconfitta, come ad inizio stagione in supercoppa da Modena.

Non è neanche del fatto che i primi due appuntamenti della stagione abbiano premiato le due outsider e castigato le due favoritissime, Perugia e Lube appunto, che voglio parlarvi qui.

No, qui vorrei spendere qualche parola in più per Angelo Lorenzetti. Non per l’allenatore vincente: che lo sia, è sotto gli occhi di tutti. E tutti sono buoni a correre in soccorso del vincitore, in Italia. Non mi aggiungerò al gruppo, ma potete chiedere ai giocatori che ha avuto: molti di loro vi diranno che è stato lui, il più bravo che li ha allenati. Lo dice anche gente che ha avuto santoni di livello mondiale, per dire. Diamo la sua bravura pallavolistica per scontata, e facciamo prima.

A me piace invece parlare del Lorenzetti che sa usare il linguaggio giusto per farsi capire dai suoi uomini, ancora prima che dai suoi atleti. Ha gestito personaggi complicatissimi, dallo Iakovlev che a Modena si presentò schiantandosi in auto nella notte e poi platinandosi i capelli durante la convalescenza, a tutte le prodezze di Ngapeth, solo per citare il primo e l’ultimo caso che ho conosciuto di persona. Eppure, proprio con i soggetti più difficili (per gli altri) ha saputo creare quell’empatia che, ne sono sicuro, è alla base anche dei suoi successi sportivi. Certo, aver fatto un mercato intelligentissimo, che ha rinforzato Trento nei suoi punti deboli, ha il suo peso. Ma ne hanno di più le cose che dice ai suoi, come in uno degli ultimi timeout della finale mondiale, quando li ha invitati così: “Le parole facciamole diventare materia”. O come quando ha dedicato la vittoria ai tifosi che avevano assistito alla sconfitta in Europa a Tours, tempo addietro.

Ecco, io penso che nel volley ci sia un prima e un dopo Velasco anche a livello di comunicazione. E che, con tutto il rispetto per comunicatori più…essenziali, dai Lorenzetti e dai Berruto (con cui discussi perché avrei voluto Lorenzetti al suo posto in nazionale) ci sia tanto da imparare anche per chi non è interessato solo alle schiacciate e ai muri.

E comunque complimenti, Angelo.