Post lunghino, con la pretesa di essere analitici e non umorali come molti commentatori fioriti sui social, piante che evidentemente vengono annaffiate con l’acqua del livore, e mi dispiace per loro. Qui cerco di essere più razionale, mentre nel podcast che è arrivato al dodicesimo episodio e che potete ascoltare qui c’è più spazio per le emozioni.

L’Italvolley femminile ha perso una grande occasione. Non so se si possa definire fallimento, dato il valore delle avversarie, ma di sicuro è stata una enorme delusione. Se c’era una volta in cui la doppietta iridata tra maschi e femmine pareva alla portata, era proprio questa. Ma senza partecipare al gioco tipicamente italiano del lancio delle colpe, dopo il bruciore della ferita deve subentrare una reazione critica, se si vuole crescere, tutti. E quindi credo che alcuni punti meritino di essere sottolineati, con spirito costruttivo (forse oggi si capisce meglio che cosa intendeva davvero Mazzanti quando parlava dei problemi che derivano dai social, a Tokyo….).

  1. Onore al Brasile: Prima di tutto abbiamo perso perché gli avversari hanno fatto una partita incredibile e ci sono stati superiori in tante, troppe cose. Superiorità prima di tutto tecnica e in seconda linea. Chi segue questo sport sa che il rapporto tra le prestazioni delle due squadre è una bilancia a due piatti in costante movimento. E’ vero che noi abbiamo sbagliato troppe cose, ma non credo che sarebbe bastato farle bene, per battere una squadra in serata così…perfetta. Che rispondeva perfettamente anche quando noi facevamo le cose giuste, battute fortissime ricevute in testa alla palleggriatrice…
  2. Egonu: non mi iscriverò mai al partito di chi se la prende con Paola, quello che dà il titolo al post. In senso molto ampio ritengo che Paola sia una benedizione del cielo, per quello che è e che rappresenta, perché può aiutarci tutti a essere migliori. Lei e in misura diversa anche Sylla. Auto-domanda senza ipocrisia: perché sono nere? ‘Anche’ per quello. Ma soprattutto perché sono le persone che sono, in tempi nei quali la differenza rischia di diventare un problema, e invece per me sarà sempre una ricchezza. Ma questo è un discorso che non cambia con la vittoria o la sconfitta, chiaro. E allora in senso ‘solo’ pallavolistico stretto, penso che Paola sia una giocatrice fortissima che sta ancora crescendo. Ma solo chi guarda la pallavolo come se fosse il Grande Fratello può pensare che sia ‘colpa’ dei suoi errori se abbiamo perso. Mi occupo di volley e di sport di squadra da troppo tempo per non sapere che non esiste un giocatore capace di vincere da solo (neanche di perdere). Neanche la brasiliana Gabi, che pure ha giocato in modo pazzesco contro di noi. Il vero problema, per Paola, secondo me è un altro: mi è sembrata spesso isolata mentalmente, essere così esposta l’ha fatta anche diventare il bersaglio di quasi tutte le critiche, e leggendo tra le righe dell’intervista concessa alla Domenica Sportiva mi sembra di capire che il suo ‘proteggersi da quello che succede intorno‘ (e la capisco, è legittima difesa) non l’abbia aiutata ad essere sempre dentro in modo feroce nelle partite. Ma è un’impressione che ho avuto leggendo la faccia, magari mi sbaglio.
  3. Mazzanti: sì, il ct deve ancora imparare qualcosa, e il lavoro con questo gruppo non è stato ancora completato. Ha scelto uno stile di comunicazione pacato che a me piace, che evidentemente sente suo e che ha dato spesso buoni frutti. Quasi sempre. In un momento cruciale, però, la responsabilizzazione delle ragazze non si è tradotta in risultato concreto. Dall’altra parte Zè Roberto, con la stessa tranquillità ma con maggiore esperienza, non si era fatto scrupoli nel rivoluzionare la squadra nel quarto contro il Giappone, e ha dimostrato che non era stato solo per disperazione, confermando alcune giocatrici di quella rimonta nel sestetto titolare contro di noi. Il Brasile è andato in campo con la grinta dello squalo che sente l’odore del sangue, le nostre giocatrici sono rimaste fredde, forse fin troppo, quando nel quarto set hanno sentito la partita scivolare di mano. Secondo me l’errore vero di Mazzanti è stato nelle partite precedenti, e l’ha portato a non potersi giocare tutte le carte in questo. Non ha sfruttato al massimo tutte le gare per coinvolgere tutte le ragazze nel meccanismo tecnico ed emotivo. In particolare, pur sapendo benissimo che l’anno scorso molte cose sono migliorate con Orro titolare al posto di Malinov, usando Ofelia solo come cambio tattico non ha potuto adottare la soluzione tecnico-tattica più semplice quando in seconda linea fatichi e vedi che l’alzatrice non riesce a ripulire bene quelle imperfezioni. Orro ha avuto anche altre gare in cui non è stata precisissima. Per me è giusto che sia titolare lei, anche per il diverso rendimento di Egonu, ma devi tenerti tutte le carte del mazzo pronte.
  4. La forza del sorriso: qualcuno l’ha scritto, i sorrisi sono spariti. Compreso quello di Sylla, contagioso. E’ normale, quando perdi. Ma se quella era la tua ‘cifra’ morale in campo, devi avere la forza di crederci fino in fondo. Non l’abbiamo avuta.
  5. La pressione: Lo sa bene anche la Polonia nel maschile, e tante altre squadre nei decenni precedenti, compresi i Fenomeni di Velasco: che qualcuno sia ‘obbligato’ a vincere non esiste, nello sport. Chi lo pensa forse lo sport l’ha solo guardato alla tv. Devo dire che da fuori mi era sembrato che la scelta di non nascondersi, di non sottrarsi al peso dei pronostici come questa squadra ha fatto fin dall’inizio, fosse un bel segno di forza interiore. E su questo non ho cambiato idea per la sconfitta: è vero che siamo sparite dal campo nell’inizio del quarto set, ma abbiamo avuto la forza per provare a rientrare in partita. Ormai era tardi, ma non abbiamo sbracato. Io ripartirei da qui.