Seguo le gesta di Giulio Cesare Bregoli da un po’, e quindi non mi sono stupito quando ho visto che alla guida della squadra di Chieri ha alzato la Challenge Cup femminile, vincendo i due set che bastavano a Timisoara sul campo del Lugoj, nella finale di ritorno in Romania. Per la società piemontese è il primo trofeo europeo nella storia, per Bregoli un’altra coppa che si aggiunge alle vittorie ottenute quando allenava in Francia. Classe 1974, mezzo bolognese e mezzo ferrarese, Bregoli è stato anche vice di Davide Mazzanti che gli affidò la gestione della squadra durante la Nations League, prima delle Olimpiadi di Tokyo, nella ‘bolla’ di Rimini. Figlio di un professore universitario di diritto agrario, cresciuto pallavolisticamente a Bologna tra Pgs Welcome, Castelfranco e Cento dove ancora la famiglia ha un’azienda agricola, Bregoli è il prototipo dell’allenatore italiano che ha trovato fortuna all’estero e poi è tornato con lo zaino pieno di esperienza e di gloria. In Francia, durante gli anni passati al Saint Rafael, ha trovato anche moglie, e quella è diventata casa sua. Ma da quattro anni è tornato a Chieri, dove tanti anni prima aveva vissuto la sua prima stagione in A1 facendo, come dice lui, il ‘pigiatasti dietro un computer’, nel senso dell’addetto alle statistiche. Ma poi la carriera è decollata, passando per Piacenza, Verona e soprattutto Bergamo, fino alla consacrazione in Francia. Tornato in Italia ormai quattro stagioni fa, ha accompagnato col lavoro la crescita di Chieri (e meritandosi il titolo di miglior allenatore di A1 e A2 della stagione scorsa) fino a portarla su uno dei tetti d’Europa.

E scusate se è poco.