Forse non è vero che stiamo diventando disumani, come sembrerebbe a una lettura superficiale del mondo come spesso appare sui social. Ci sono segni piccoli, ma importanti, a saperli leggere tra le righe di una serie di storie che lo sport ha offerto nelle ultime settimane.

La prima è quella della giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia, di cui saprete già tutto: la molestia subita in diretta tv (una pacca molto forte sul sedere, del tipo che io non ho mai dato neanche per scherzo ad un’amica, per dire) da un 45enne tifoso anconetano della Fiorentina che ha già incassato il suo meritatissimo e sacrosanto Daspo e ora dovrà affrontare il discorso penale, visto che è stato denunciato. Al posto della giornalista avrei denunciato anche io, e ora ‘sfrutterei’ l’opportunità per far dare all’autore del gesto un qualche esempio, magari costringerlo ad andare a incontrare i giovani e spiegare che così non si fa. La vicenda è gravissima e non va sminuita in alcun modo. Per fortuna, mi viene da dire, che è successa in diretta tv. Altrimenti non avrebbe avuto lo stesso risalto, che è l’unico modo per farlo diventare un passo avanti nella mentalità collettiva.

Mi sembra invece che sui social sia stato linciato oltre i suoi demeriti il conduttore che era in studio, e lo ha spiegato benissimo la stessa Greta: ‘non te la prendere dai’ è ovviamente una cosa sbagliata e troppo riduttiva da dire, in un contesto simile. Ma credo che abbia il diritto di scagliare questa pietra di sentenza morale e moralistica soltanto chi si è trovato a gestire qualcosa di simile in diretta. Io no, quindi non ho la presunzione di dire come avrei reagito. So per esperienze professionali passate che la diretta è sempre imprevedibile. Posso credere che avrei fatto e detto qualcosa di diverso, ma sono strasicuro che il conduttore Giorgio Micheletti, al quale è stato dato un ‘periodo di pausa’, di fronte a una cosa spiazzante e imprevedibile per tutti, volesse rincuorare la collega, e non sminuire l’accaduto. Lui l’ha spiegata così, io gli credo. E penso anche che le battaglie culturali si facciano tenendo accesa la comprensione, non reclamando capri espiatori della rabbia da appendere alle forche social.

Perché se alla fine si mettono sullo stesso piano delle critiche Micheletti e Serrani, l’autore del gesto, allora per me c’è qualcosa che non va.

In questo senso, vorrei avere sempre la forza che ha dimostrato Kalidou Koulibaly tornando sull’episodio degli insulti razzisti ricevuti qualche settimana fa a Firenze. Koulibaly è fisicamente un armadio, ma a quanto pare sono ancora più grandi la sua intelligenza e la sua capacità di andare oltre. Oggi ha detto: “Dopo l’episodio di Fiorentina-Napoli mi sono documentato sulla Toscana e so che è una grande regione, di cultura e di arte. Io non pretendo nessuna scusa da parte dei toscani e dei fiorentini, ho ricevuto tanti messaggi, tanta solidarietà da parte loro e anche dal club viola e per questo li voglio ringraziare. Dobbiamo ripartire da questo, andare avanti e combattere il razzismo, è molto importante”, in due messaggi video trasmessi durante un evento legato alla Festa della Toscana.

Di fronte al razzismo, torniamo al punto di partenza: parli chi è titolato per farlo. Io da bianco non ho mai subito un episodio simile, quindi non so come mi sentirei. Non credo che avrei saputo reagire come ha fatto Koulibaly ieri, so che invidio molto la capacità di chi non si chiude a riccio e invece prova a confrontarsi. Credo che sia anche l’unico modo per guarire, in senso generale.

Infine il caso di Roberto Cazzaniga, il pallavolista che per quindici anni è stato convinto di avere una fidanzata bellissima senza averla mai incontrata di persona: ci ha rimesso 700mila euro, la truffa è stata svelata solo adesso grazie a un inviato delle Iene, ma a differenza di tutti quelli che subito dopo aver letto la storia hanno riso tra loro della credulità di Cazzaniga, io da questa vicenda ho ricavato un’impressione molto diversa.

Quella di una rete di amici e familiari, una volta si sarebbe chiamato tessuto sociale, che ha funzionato per aiutare la persona più debole del gruppo (non mi stupisce che dentro agli amici ci sia Luca Monti, allenatore, ma prima ancora persona che stimo).

Io penso che al di là della legittima rabbia e dell’autocritica che sicuramente starà facendo, Cazzaniga debba essere contento di avere intorno gente così. E’ una fortuna.