Dunque Paola Egonu ha fatto outing, ha detto che ha una fidanzata in un’intervista concessa alla collega Candida Morvillo del Corriere della Sera. E questa cosa ha avuto un certo clamore. Può darsi che sia giusto, onestamente non lo so. Noi del volley sapevamo, sappiamo anche chi è, la fidanzata, come abbiamo sempre saputo di tante atlete in situazioni simili, azzurre o straniere, nel corso degli ultimi trent’anni almeno. Nessuno ne ha mai scritto, per fortuna, perché sono poi affari loro. Se vogliono dirlo, lo diranno, come ha fatto Paola.

Da giornalista, capisco che sui lettori di una certa età, diciamo anche la mia (48), una cosa del genere possa anche fare colpo. O almeno destare l’attenzione che provoca il fatto di vedere in pubblico qualcosa che fino a non molto tempo fa si doveva tenere nascosto.

E’ ovvio che poter parlare liberamente dei propri orientamenti sessuali sia un grande passo avanti, anzi visto che parliamo della schiacciatrice più forte del mondo, un salto altissimo e lunghissimo.

Ma il punto secondo me è un altro. Lo hanno già sottolineato oggi commentatori molto più famosi e bravi del sottoscritto.

La bellezza di tutto questo è il modo spontaneo e naturale con cui la Egonu si è raccontata. Non so se questo le creerà qualche problema, mi auguro di no. Di sicuro aveva ragione un collega che ieri mi spiegava: guardate che una cosa del genere è anomala solo per chi non conosce i ragazzi di oggi, per i quali affrontare discorsi simili è banale. Semplicemente, nessuno ci fa più caso.

E mi è venuto in mente che durante il mondiale anche tutta la portata etnica dei successi azzurri era nell’occhio di chi guardava. Compreso il sottoscritto.

Loro, le ragazze italiane dalla pelle diversa, non l’hanno mai vissuta come una conquista diversa da quella sportiva. Per fortuna, aggiungo. Perché significa che queste ragazze sono davvero l’evoluzione della specie, e prima lo capiremo, meglio sarà per noi che ci crediamo emancipati ed invece evidentemente abbiamo ancora schemi antichi, in testa.

Per loro invece il tabù, in senso freudiano ovviamente, non esiste più.

E mi sembra la cosa più bella, di tutta questa vicenda.