Devo dire la verità, sono contento soprattutto per la persona. Julio Velasco che torna a vincere con Modena 29 anni dopo l’ultimo scudetto del suo fantastico poker che iniziò la rivoluzione copernicana del nostro volley, è qualcosa che scalda il cuore. Non dei suoi avversari, immagino. Ma chi ama questo sport non può restare indifferente davanti al successo che oggi la squadra dell’ex ct azzurro ha colto in finale della Supercoppa contro Trento, vinta 3-2 dopo una partita molto bella che ha fatto capire quanto queste due formazioni siano già pronte per dare veramente fastidio alla favorite Perugia e Civitanova anche in chiave scudetto.

Velasco è tornato, Velasco non era mai andato via perché ha sempre continuato ad avere in Italia la sua base anche quando allenava le nazionali straniere, come la Repubblica Ceca, la Spagna, l’Argentina lasciata solo pochi giorni fa dopo un mondiale nel quale non ha potuto schierare sempre De Cecco, e allora chissà.

Velasco è tornato e sbaglia chi pensa che si fosse assentato. A 66 anni, l’uomo che ha cambiato per sempre questo sport ha evidentemente ancora molto da dare, e non soltanto perché le sue citazioni e le sue frasi-slogan sono diventate nel corso degli anni patrimonio di tutto lo sport, a volte usate anche a sproposito, ma comunque usate, a dimostrazione che l’uomo è stato ascoltato anche oltre i confini del volley. In realtà non era andato via perché tantissimi allenatori che hanno fatto bene in Italia e all’estero in questi anni gli devono qualcosa, sono stati suoi allievi, e so che questo lo inorgoglisce più delle vittorie.

Personalmente sono contento perché dalla prima intervista nel 1990 all’aeroporto di Milano, quando tornò con il mondo in mano (lui e Andrea Zorzi, che aveva anche un gigantesco mappamondo gonfiabile, tra la folla accorsa  a festeggiare), fino all’ultima volta che ci siamo visti, Velasco è sempre stato: 1) cortese e disponibile, come sanno essere le persone intelligenti. 2) Professionalmente utile, perché ogni volta ha regalato idee non scontate. 3) stimolante come pochi altri: perché anche con altri interlocutori, in oltre trent’anni di questo lavoro, mi è capitato di provare la sensazione di essere più ricco, alla fine di un’intervista.

Con lui sempre, però. E fa una bella differenza.

Bentornato Julio, farai bene a tutti.