Poiché la sicurezza è anche una questione di percezione, un posto affollato (non troppo!) da gente normale aumenta il senso di sicurezza. Mi sento di dire che ci sono troppi treni vuoti in giro, specie in ore serali, perché dimensionati per le ore di punta, e questo fatto per chi li prende, e probabilmente anche per il personale, non dà certo sicurezza. Ridurre la composizione nelle ore di minore frequentazione aiuterebbe quindi a migliorare la sicurezza, percepita e reale. In secondo luogo, a mio avviso, le telecamere comunque aiutano, o meglio aiuterebbero, visto che i nostri vecchi (troppo vecchi) treni non ne sono dotati. Giorgio Dahò, Lecco

È pessimistica la chiusa della mail di Giorgio Dahò, pendolare di lungo corso, per anni portavoce dei Comitati pendolari della Lombardia: “Ma la sensazione, purtroppo, è che anche se ci sono, o ci fossero, telecamere o sistemi di registrazione, poi non funzionino o non funzionerebbero. La certezza della pena, che come sottolinea il capotreno nella mail, costituirebbe un forte deterrente, dipende anche da questo fatto: che la tecnologia aiuta, basta che funzioni”. Il tema sicurezza è troppo importante e sentito. Purtroppo, non smette di essere di attualità. La mail del capotreno
picchiato in servizio ha fatto da innesco agli interventi di altri pendolari. Ne pubblichiamo due, scusandoci con gli altri lettori. “Chiediamo – scrive Alberto Scaravaggi, del Comitato pendolari cremaschi – alle istituzioni, alla politica e alle aziende di trasporto di intervenire con urgenza con gli investimenti adeguati e necessari a garantire la sicurezza di chi viaggia: sicurezza dai delinquenti, così come sicurezza dei mezzi e delle linee di trasporto”. “La situazione – è il preoccupato parere di Alberto Viganò, portavoce del Comitato pendolari del Besanino linea 57 – è oltre qualsiasi logica. Non solo bande ma anche singoli personaggi che usano violenza contro gli operatori e addirittura contro la polizia. Forse bisogna cambiare le regole d’ingaggio per le forze dell’ordine e la stessa magistratura deve dare segnali chiari. Poi le aziende non devono lasciare solo il dipendente nelle sedi processuali (pochi casi, purtroppo). L’utenza ha paura e, come sappiamo, la fatica di far utilizzare i mezzi ai cittadini, con questi fatti, è tutta sprecata. Noi sul Besanino linea 57 per ora non abbiamo fatti così brutti, ma comunque non siamo certo un’isola felice”. “Isole felici” che abbiamo dimenticato, se mai sono esistite, in tutti i settori della nostra difficile società. Questo non deve essere un alibi. L’esigenza che arriva dal grande mondo dei  pendolari e da tutti quelli che viaggiano, anche saltuariamente, è chiara e legittima: che i treni siano, almeno, isole sicure. Spostarsi in treno è spesso faticoso, disagevole, per tutti i motivi che
sappiamo. Farlo in compagnia della paura non è ammissibile. [email protected]