Ho letto quanto accaduto sul treno Lecco-Milano: esasperati dall’ennesimo ritardo, alcuni viaggiatori alla richiesta di mostrare abbonamenti e biglietti si sono rivoltati contro il controllore, che  ha risposto. E sono dovute intervenire le guardie giurate per evitare che si passasse alle mani. Ora, io dico no a qualunque forma di violenza, anche verbale. Ma si deve capire lo stato d’animo dei viaggiatori che accumulano disagi ogni giorno o quasi. È il caso, allora, di chiedere biglietti su un treno in ritardo? Gianfranco, Varese 

L’amico varesino segue da anni con attenzione sia le vicende ferroviarie sia questa rubrica settimanale su Il Giorno. L’episodio a cui fa riferimento è stato ricostruito dettagliatamente dal nostro Daniele De Salvo. Si è verificato il 30 agosto sul locale 10831 che si sarebbe dovuto avviare da Lecco alla volta di Milano Porta Garibaldi alle 7.37. Il treno è partito invece solo alle 8.05 ed è  approdato a Porta Garibaldi  alle 9.09 con il ragguardevole ritardo di 31 minuti. Durante il viaggio si è verificata la movimentata scena di cui stiamo parlando. Senza entrare nel merito, possiamo
provare ad avanzare qualche modesta osservazione. Il capotreno-controllore, quando chiede che gli siano mostrati i documenti di viaggio, non compie altro che il suo dovere professionale. Tante volte, anche in “Vita da pendolare”, abbiamo raccolto le giuste rimostranze di viaggiatori che lamentavano l’assenza di controlli e il proliferare indisturbato, a volte anche sfrontato, di portoghesi a bordo. La domanda di base è però un’altra: è giusto passare per il controllo anche quando il treno arranca in serio ritardo e trasporta passeggeri stanchi e indispettiti, anche perché si trovano a vivere un disagio già  vissuto tante volte? Facile formulare la domanda, ben più arduo trovare una risposta. Da parte del capotreno, la sensibilità, la capacità di valutare una situazione e di rendersi
conto che forse non è il caso di chiedere il biglietto quando il treno viaggia penalizzato da un pesante ritardo. Da parte dei viaggiatori la riflessione che il capotreno non ha nessuna responsabilità di quel ritardo. Una informazione tempestiva fornita lungo il percorso, una spiegazione, potrebbero fare da deterrente, anche minimo, alla irritazione, al sacrosanto scontento di chi viaggia. Attenzione, però. Molta attenzione. Se il ritardo diventa regola quotidiana o quasi, se il disagio si fa sistema, la reazione dei viaggiatori può essere solo l’esasperazione progressiva e quando  l’esasperazione arriva al culmine, ecco la rabbia. La rabbia non del singolo ma quella, ben più esplosiva, della gente. Le cronache di questi ultimi  anni dovrebbero avere insegnato qualcosa, soprattutto ai responsabili delle ferrovie. [email protected]